Dal lecchese Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:
L’Occidente è di fronte a un’altra sfida, le elezioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. Fra poco più di tre mesi ci saranno le elezioni presidenziali nel Paese guida, il più significativo dal punto di vista democratico, politico, economico e militare.
Dopo il fallito attentato a Trump, la strada parrebbe spianata per una sua vittoria.
E’ un quadro indubbiamente preoccupante, sia per i precedenti di un personaggio che non ha mai ammesso la sconfitta elettorale del 2020 sia per avere nel contempo istigato l’assalto al Parlamento, il Campidoglio degli Stati Uniti, Capitol Hill, il 6 gennaio 2021.
Gli eventi che innanzi si delineano sono assai complessi e imprevedibili in una campagna elettorale che entrerà nel vivo e cercherà di invertire l’attuale situazione che vede favorito il magnate conservatore e populista che ha accentuato la sua campagna xenofoba contro gli emigrati.
Sul versante democratico è positiva la decisione di Joe Biden di fare un passo indietro. Auguriamoci un nuovo candidato che sappia imprimere un cambio sostanziale nelle scelte politiche future, per offrire una reale competizione elettorale che possa consentire la vittoria appunto dei Democratici.
Il responso di questa competizione dipenderà dalla capacità di rispondere ai temi interni imposti dall’economia e anche dall’entità costitutiva multietnica di questo popolo, che rischia di arretrare sul piano dei diritti e della convivenza civile.
A noi progressisti europei, italiani sta a cuore la necessità di un candidato che sappia interpretare l’autentico spirito americano regolatore e pacificatore espresso dai fratelli Kennedy, che hanno sempre respinto le pressioni militariste onnipresenti nella storia recente americana.
E’ falso quanto viene affermato da Trump che la guerra in Ucraina la chiuderà con due telefonate. Cosa succederà in Israele? Quale destino per il popolo palestinese?
E’ sempre stato un fermo sostenitore primatista e stretto alleato dei fabbricatori di armi e di morte, malgrado ci sia lui stesso arrivato vicino da vittima, in un Paese dove circolano più armi che la stessa popolazione.
Il quadro e le aspettative non sono entusiasmanti per nessuno, rischiamo molto tutti. Per queste ragioni siamo interessati all’esito di queste elezioni che condizioneranno anche la nostra vita quotidiana. L’auspicio è che cambi questa atmosfera surreale accentuata dal fallito attentato alla vita dell’ex presidente e che prevalgano il ragionamento, la calma e l’interesse di un popolo multietnico che si rifletterà su tutti noi.
Sergio Fenaroli (Lecco)
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