Dal lecchese Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:
L’abbiamo ascoltata tutti, la nostra premier con il suo accento marcato, che ci qualificava come “dei pavidi che non vogliono cambiare la nazione” in quanto contrari alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Un linguaggio colorito quanto volgare per mettere a tacere chi ha visioni diverse dalle sue, incurante del suo ruolo istituzionale e democratico.
Non passa giorno senza che altre figure rilevanti dell’attuale compagine governativa
offrano alle cronache l’occasione per evidenziare la loro inadeguatezza: da chi ferma i treni per i propri comodi a chi va alle feste con la pistola. Una miscela di cattivi comportamenti che si delegittimano quale classe dirigente che vorrebbe cambiare il Paese introducendo riforme incostituzionali come l’autonomia differenziata o il premierato, che spaccano e dividono gli italiani. Fermiamoli democraticamente finché siamo in tempo!E’ necessaria una mobilitazione giornaliera continua e instancabile che evidenzi la loro incompetenza e incapacità che renda evidente e palese agli elettori che li hanno votati l’inganno subìto dalle loro false promesse elettorali.
Noi saremmo dei paurosi e dei perditempo dediti alle manifestazioni per il “no”, loro quelli del lavoro del fare. Ebbene, questi signori dovrebbero riflettere: se utilizzassero i loro soldi invece di quelli dell’intera collettività farebbero le stesse cose incuranti dei danni, degli sprechi e della inutilità delle loro opere? Tra queste ce ne sono tante, non soltanto il ponte sullo Stretto.
Tra pochi giorni a Lecco inizieranno i lavori per la costruzione del 4° ponte sull’Adda, affiancato al terzo ponte Manzoni tra le sponde di Pescate e Lecco.
Tutti sanno che questa opera non risolverà alcun problema della mobilità e vivibilità di Lecco e delle comunità circostanti. L’opera favorirà lo scorrere veloce del traffico da Milano alla Valtellina in concomitanza con le Olimpiadi invernali del 2026.
Un’opera calata dal cielo che pagheranno lo Stato e la Regione, denari pubblici che non risolveranno alcun problema ai 30.000 lecchesi che per varie necessità giornalmente vanno e vengono da Lecco.
Anch’esso rappresenta un cattivo esempio di come amministrare le risorse pubbliche, che dovrebbero essere utilizzate per creare aree di scambio pubblico/privato, ferro/gomma esterne alla città, per ridurre l’entrata e l’uscita di auto private, favorire la percorribilità e la sicurezza delle gallerie e dell’attraversamento della città da parte dei mezzi che trasportano prodotti infiammabili, potenziare “Linee Lecco” e il trasporto ferroviario.
Sergio Fenaroli (Lecco)
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