Confartigianato Lecco

2023-11-01

“Ucraina, Armenia, Israele. E’ necessario trarre insegnamento dagli errori commessi”


Dal lecchese Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:

Le drammatiche immagini di guerra e di orrori che da tempo la realtà ci propina ogni giorno devono indurci a una profonda e seria riflessione e chiederci per quale motivo e a quale scopo esistano le istituzioni sovranazionali che non hanno saputo prevenire e evitare le guerre annunciate tra questi Stati, con le violenze e gli orrori su persone inerti che dovevano e potevano essere evitate.

I potenti della Terra, quelli che dominano e condizionano le nostre vite e decidono per il nostro futuro, devono rendere conto di questi crimini causati all’umanità. La guerra in sé è un crimine, una barbarie da abiurare e non è un caso che la nostra Costituzione nata dalla Resistenza al nazifascismo l’abbia bandita.

L’amara constatazione alla quale siamo quotidianamente sottoposti a soggiacere è che le classi dirigenti occidentali, condizionate dagli anglosassoni, con tutte le loro pletore mediatiche servili, sostengono che si possa rispondere soltanto con le armi, rinunciando alle soluzioni politiche negoziali atte a evitare e a offrire giustizia, dignità, sicurezza ed equità.

In tutti e tre i campi di guerra evocati, solo le armi hanno prevalso e allontanato ogni possibile e auspicabile soluzione dei conflitti. Questo è la riprova del loro fallimento.

La pace e la convivenza non possono avvenire con l’umiliazione dell’avversario come nel caso del popolo armeno scacciato dal Nagorno-Karabakh dall’esercito azero. Il popolo armeno, dopo essere stato derubato edì annientato dal genocidio dei giovani turchi, ha diritto di esistere, non può essere cancellato dalla Terra come vorrebbe il “dittatore amico” Aliev.

La guerra fratricida in Ucraina deve cessare, nessuno potrà e dovrà vincere sull’altro, ma insieme si dovranno ricercare le soluzioni più idonee a garantire la loro coesistenza. Chi ha aizzato le parti e il “dittatore nemico Putin”, fomentando l’odio e l’indebita ingerenza e compromettendo una soluzione pacifica - la Nato e l’Unione europea - devono fare un passo indietro e riconoscere gli errori commessi.

In Israele Hamas con la sua azione terroristica del 7 ottobre, da tutti condannata, ha scatenato una vendetta inaudita imposta da Netanyahu contro il popolo palestinese della striscia di Gaza che ha già causato con bombardamenti a tappeto un massacro di oltre 10mila civili, 4mila dei quali bambini.

Hanno risvegliato un’ingiustizia storica che il popolo palestinese subisce da decenni, dal costante espansionismo e annessione illegale di territori da parte dei coloni israeliani sostenuti da Netanyahu, disconoscendo ogni diritto e risoluzioni dell’Onu, negando la realizzazione di uno Stato della Palestina.

Anche in questo drammatico scenario, la risposta degli Stati Uniti è stata quella militare schierando ben tre portaerei lungo le coste d’Israele, quale minaccia alla comunità araba qualora fosse intenzionata a entrare nel conflitto impedendo l’assurdo progetto di annientare militarmente Hamas, con un lungimirante e colpevole invito a evitare gli errori da loro compiuti dopo l’11 settembre 2000.

Gli oltre 220 ostaggi israeliani in mano ad Hamas impongono con forza l’esigenza di un dialogo che punti al loro rilascio e una ricerca di una soluzione politica che dovrà garantire una complessa ma possibile convivenza futura, basata sul riconoscimento e sul rispetto reciproco, conferendo la necessaria autorevolezza all’Autorità nazionale della Palestina, estirpando in tal modo da quella terra le radici di Hamas dalla Palestina.

Sergio Fenaroli (Lecco)

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