2023-10-31

Matteo Bianchi Contemporaneo. Alessandro Manzoni e la parola in controluce

Pagine 80, 13 euro, in libreria dal 17 novembre

OLIGO


 

Un invito sentimentale alla lettura di Manzoni, un intellettuale che scopriremo incredibilmente contemporaneo. Tra i padri della letteratura italiana, sconta metodi di insegnamento obsoleti. Eppure Renzo e Lucia sono i primi protagonisti di origini umili del romanzo moderno. Manzoni ha gli ideali illuministi nel sangue, ma assorbe anche la bufera del Romanticismo. Partendo dal “criterio del vero”, da un’esigenza di onestà che esula dai limiti individuali, scopriremo uno scrittore di cui abbiamo ancora bisogno. Perché ora più che mai manca il suo modello di uomo di cultura che si assuma la responsabilità delle proprie parole.

 

Alessandro Manzoni è un autore imprescindibile poiché segna una svolta determinante rispetto alla tradizione classicista, canonizzata da Bembo, nel 1525. Egli si batte per il genere anticlassicistico del romanzo, finora considerato inferiore, benché proceda in forte discontinuità con l’Ortis (1802) di Foscolo; si batte altresì per una lingua dell’uso, leggibile da chiunque e non solo dai dotti, e per una letteratura democratica, non più elitaria e destinata unicamente agli aristocratici e all’alto clero. Nei Promessi sposi è centrale la prospettiva corale opposta al primato dell’io, nonché l’avversione per la mitologia, considerata un’evasione nel cielo della fantasia: «Non sono buone lettere […] quelle che non veggono che ci sia qualcosa da fare per loro, dove non si tratti di giocar colla fantasia». La distinzione tra “bella” e “buona” letteratura va a discredito dello slancio fantastico; se con “bella” denota e svaluta la letteratura dei centauri, degli ippogrifi e delle fole, che fa smarrire il senso del reale, con “buona” Manzoni indica quella basata sulla concretezza dell’esperienza pratica, sulla riflessione e sulla sagacità dell’ingegno, che si alimenta della conoscenza critica, della «cognizione degli uomini e delle cose». La funzione etica e civile della scrittura prevale nettamente sull’aspetto dell’intrattenimento.

 

Matteo Bianchi (1987) vive a Ferrara, è libraio e giornalista. Scrive per “Il Sole 24 Ore”, “Left”, “Il Foglio” e Globalist.it; è redattore di Pordenoneleggepoesia.it e dirige il semestrale “Laboratori critici” (Samuele Editore). Ha pubblicato Il lascito lirico di Corrado Govoni (Mimesis, 2023), l’Annuario govoniano di critica e luoghi letterari (La Vita Felice, 2020) e collaborato alla Guida tascabile delle librerie italiane viventi (Clichy, 2019). Fa parte del comitato scientifico della Fondazione “Giorgio Bassani”.


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