2023-09-10

8 settembre 1943 - 8 settembre 2023. “80 anni di lotte e libertà, ma si è preferito il silenzio”


Dal lecchese Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:

8 settembre 1943 - 8 settembre 2023. Questa data la reputo la più importante e significativa della storia del nostro Paese per ciò che significò per tutti gli antifascisti, lavoratori, giovani studenti, per il futuro che si apriva alle forze democratiche, il riscatto per aver chiuso con il totalitarismo fascista che aveva trascinato l’Italia razzista e imperiale alla guerra con i nazisti.

Una data importante non per tutti, purtroppo, in quanto a distanza di 80 anni è trascorsa sotto il silenzio tombale di tutte le televisioni pubbliche e private, sempre impegnate nel diffondere le loro menzogne e distorsioni sulla guerra fratricida in Ucraina. Gli stessi rappresentanti istituzionali ai vari livelli, escluse rare personalità, hanno preferito girare la testa da un’altra parte.

L’8 settembre 1943, la data dell’armistizio con le truppe alleate, la fine della sudditanza ai nazisti, rappresenta l’inizio della rinascita del Paese, la Resistenza composta da molti giovani e molti militari che non aderirono alla Repubblica di Salò e si rifugiarono in montagna per sfuggire ai rastrellamenti, alle fucilazioni, alle deportazioni che imperversarono sino alla fine della guerra.

Con amarezza ho cercato delle ragioni a questo ingiustificato silenzio. In Italia il fascismo era assai diffuso e radicato, la lotta di Resistenza non venne vissuta ovunque con uguale intensità e partecipazione. Molti furono i  nostalgici di quel “ventennio fascista”, molti crimini vennero occultati, l’amnistia che venne promulgata nel giugno 1946 evitò ogni processo contro i gerarchi fascisti che si macchiarono di orrendi delitti.

Molti personaggi che furono compromessi con quel regime solo in un primo momento venero allontanati dai ministeri e dalla Pubblica amministrazione, dalle scuole. Successivamente e con gradualità, grazie anche alla “guerra fredda” imposta dai vincitori anglosassoni, vennero riassorbiti e continuarono indisturbati il loro lavoro.

Non sono mancati i più avveduti e maliziosi “cattivi maestri” che vollero cancellare il valore della Resistenza riducendo quella fase tanto entusiasmante e di riscatto etico a una “guerra civile” tra italiani. Una guerra civile si combatte a condizioni equivalenti, non è accettabile equiparare chi poteva avvalersi delle strutture di uno Stato totalitario e repressivo con chi si rifugiava sulle montagne sfuggendo alle deportazioni e alle fucilazioni, difendendo la propria vita anche con le armi.

L’amara realtà che sta innanzi a noi, dopo 80 anni, è che quelle radici del nazifascismo non sono mai state recise e i germogli di quelle radici stanno rispuntando in Europa e in Italia.

E’ necessario un impegno straordinario di tutti noi cittadini, ma in particolare delle forze progressiste del Paese e dell’Europa. Le battaglie per il lavoro, la salute, la formazione dei giovani, per l’ambiente si devono conciliare con un mondo di pace, un nuovo ordine economico mondiale che risponda alle esigenze di tutti, che non obblighi alle emigrazioni e al disordine criminale odierno.

Tra qualche mese avremo  modo di constatare la distanza di noi cittadini europei dalle istituzioni che ci dovrebbero rappresentare, che a mio avviso hanno perso l’orientamento alla loro funzione prioritaria che era quello di battersi contro tutte le guerre.

Difendere la pace significa difendere e ricordare il sacrificio di tutti quei giovani che 80 anni fa scelsero la libertà e il riscatto dell’Italia contro la dittatura fascista, anche con il sacrificio della loro vita per la nostra libertà contro tutte le guerre.

Sergio Fenaroli

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