Il lecchese Sergio Fenaroli ci invia la riflessione che di seguito pubblichiamo:
Si è conclusa la campagna elettorale per la Lombardia e il Lazio. Non è stata per nulla entusiasmante per uno scarto profondo da colmare vista la frantumazione del “fronte progressista” contro la destra insediatasi al governo del Paese dopo le ultime elezioni politiche.
La propaganda ha ancora una volta prevalso. Alla qualità dei temi e delle problematiche aperte, in particolare sul ruolo della sanità che è demandato alle Regioni e che è stata una concausa negativa durante la pandemia di Covid-19 non ancora del tutto superata.
Da una settimana siamo “invasi” dal Festival di Sanremo, kermesse che si è imposta a furor di popolo stando sia agli ascolti sia alla capacità di attrazione non soltanto canora ma ormai come un evento culturale, di costume e politico, dell’intero Paese.
Lunedì conosceremo i risultati delle elezioni regionali e solo un miracolo potrà farmi gioire.
In aggiunta alla guerra in Ucraina, ulteriormente alimentata e caldeggiata dalle élites occidentali, l’intera comunità internazionale si è misurata con il disastroso terremoto sulla già martoriata popolazione situata al confine tra Turchia e Siria (al momento si contano come noto oltre 25.000 vittime).
A un anno dalla guerra fratricida in Ucraina, amaramente constatiamo che si è formata una faglia tra queste popolazioni slave a noi storicamente lontane, alimentata prima da un sentimento antisovietico sino al dissolvimento dell’Urss e successivamente da uno spirito xenofobo antirusso che ha registrato la nostra diretta complicità rispetto alla drammaticità della guerra in corso.
Colpevole è stata la nostra cecità, colpevoli il silenzio, l’inerzia politica e diplomatica a fronte di un progressivo espansionismo e influenza militare della Nato in queste lande dell’Europa dell’Est, in un tempo breve considerate a noi avverse.
La pazzia di Putin compiuta con l’invasione militare dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 riscontra alla pari un comportamento e una responsabilità tutta nostra per non avere posto in campo iniziative che garantissero le ragioni e anche le paure del popolo russo alla loro sicurezza, rispetto agli armamenti strategici collocati a poco più di un centinaio di chilometri da San Pietroburgo.
I mezzi di comunicazione ci attraggono al terremoto in Turchia, alla falda naturale, allo scontro delle placche tettoniche tra il continente europeo e quello asiatico, alle sciagure da essa causate. Ma si è creata una “placca tettonica umana” che parte dalle Repubbliche baltiche alla Polonia, all’Ucraina e alla Moldavia, creata ad arte contro il popolo russo, che dobbiamo sciogliere alla radice, con la cultura, la conoscenza e il rispetto reciproco, con la cooperazione e l’interscambio, non più con la guerra e con l’invio di armi sempre più aggressive.
Questo è il tema centrale su cui la sinistra europea e italiana ancora non ha saputo dare una risposta convincente. Il nuovo Partito democratico con il suo dibattito costitutivo congressuale, i suoi candidati alla segreteria con le loro tesi e piattaforme (nessuno di loro ha espresso chiaramente una svolta alla guerra fratricida in Ucraina), le stesse tesi congressuali della Cgil risentono di questo limite di incompletezza nell’analisi della situazione determinatasi.
La storia non può essere manipolata a proprio piacimento, gli equilibri definiti dalla fine della seconda guerra mondiale sono stati arbitrariamente e unilateralmente modificati. Prevalgano il buon senso e il rispetto dei nostri avversari.
Sergio Fenaroli (Lecco)
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