2022-12-31

Lorenzo Riva scende in campo per il Terzo Polo alle Regionali

L’ex presidente di Confindustria Lecco e Sondrio in lizza per le elezioni in Regione Lombardia. 

 


La notizia ha suscitato grande fermento nel dibattito politico lecchese dei giorni scorsi. Lorenzo Riva, già presidente di Confindustria Lecco e Sondrio fino al giugno scorso e vicepresidente della Camera di commercio di Como-Lecco ha accettato la proposta del Terzo Polo di correre per le elezioni di febbraio che disegneranno il nuovo Consiglio regionale della Lombardia.

 

Perché ha deciso di candidarsi?

Perché credo nell’importanza di mettersi in gioco per dare a Lecco e alla sua provincia più rilievo e più voce all’interno della Lombardia. Al nostro Paese, ma anche alla nostra Regione, servono riforme strutturali per ammodernare tutti i settori: dal funzionamento delle istituzioni al sistema della formazione, dal funzionamento dei mercati alla pubblica amministrazione, dal fisco alla giustizia. Il tutto nell’ambito di una convinta vocazione europeista.

 

Perché ha scelto di presentarsi con il Terzo Polo?

Mi riconosco appieno nei valori del Terzo Polo, in particolare nell’esigenza di dare slancio alla competitività economica del nostro sistema a livello internazionale, coniugando meritocrazia e pari opportunità, pragmatismo e solidarietà sociale. Per chi, come me, non ha mai fatto politica, il Terzo Polo rappresenta una formazione nuova e giovane, che si pone al di fuori degli schemi di tradizionale contrapposizione destra-sinistra e che mira a perseguire l’interesse comune. C’erano già stati dei contatti per le Politiche, ma non mi sentivo pronto. Sono convito di poter impiegare al meglio le mie competenze nell’ambito regionale, più vicino al nostro territorio.

 

Qual è la situazione in Lombardia e quale crede siano gli interventi più urgenti?

Per prima cosa mi lasci dire che sono molto orgoglioso di vivere in Lombardia: spesso siamo tentati di dimenticare quanto è dinamica e diffusa l’imprenditoria lombarda, o che  il 22% del Pil del nostro Paese è prodotto in Lombardia,  o ancora che ci sono 13 università, e parchi scientifici e tecnologici, una forte propensione all’innovazione. È una regione che offre molte opportunità, ma che può essere ancora più attrattiva, dinamica, funzionale e solidale. 

C’è molto da fare per intervenire sulle infrastrutture che sono superate e rappresentano un freno alla circolazione di merci, persone ed idee. La provincia di Lecco, per esempio, è agli ultimi posti, in Regione Lombardia, per dotazione di strade e ferrovie. Un limite che incide negativamente sulla vita quotidiana delle aziende e delle persone. Pensiamo al tempo che occorre per raggiungere Bergamo o Como, al traffico sulla SS36 per Milano, alla mancanza di collegamenti rapidi con gli aeroporti. La situazione delle linee ferroviarie scoraggia l’utilizzo dei treni per gli spostamenti e i pendolari sperimentano ogni giorno questo problema. La carenza di corse e l’inadeguatezza del parco mezzi è un limite anche alla navigazione sul lago, che pure è una delle principali risorse su cui il turismo può puntare. Potenziare e ammodernare le infrastrutture e ridare slancio alla nostra provincia è una priorità assoluta.

 

Uno dei tempi caldi In Regione è senza dubbio la sanità. Si è molto discusso del “modello lombardo”, soprattutto alla luce degli effetti della pandemia. 

La pandemia che abbiamo vissuto ci ha mostrato non solo tutta la nostra debolezza, ma anche tutti i limiti del sistema sanitario regionale. Quello che era, fino a inizio degli anni Duemila, uno dei sistemi migliori a livello nazionale, oggi rivela molti elementi di inadeguatezza. Lo dimostrano i tempi di attesa che occorrono per la cura di una patologia importante, il venir meno di un’incisiva attività di prevenzione, la scarsità di medici di base, le minori risorse a favore delle RSA nonostante il continuo invecchiamento della popolazione.

Ricostruire un rapporto positivo con i cittadini riportando la sanità sul territorio è una necessità che non può attendere. Occorre tornare ad investire nella sanità lombarda, valorizzando anche quei presidi, come l’Ospedale di Merate, che svolgono una funzione centrale a livello provinciale. E, al tempo stesso, occorre investire sui giovani perché riscoprano i valori della professione medica o infermieristica e tornino a considerarla una opportunità.

 

Occorre investire sui giovani è un ritornello che sentiamo spesso. Ma in concreto cosa significa?

Significa creare un sistema che assicuri più merito e più opportunità per i giovani. Scuola e lavoro restano due mondi tra loro distanti. E chi, dopo le superiori o l’università, intende mettersi in gioco per realizzare una propria idea imprenditoriale non è aiutato. L’esperienza fatta come responsabile del Gruppo Scuola di Confindustria Lecco e Sondrio dimostra che investire in formazione è un’esigenza condivisa sia dai giovani che dalle imprese, che può dare importanti frutti: dalla costituzione della Fondazione Badoni al consolidarsi della collaborazione con il Fiocchi, il Rota e il Marco Polo e con i numerosi centri di formazione professionale presenti in provincia di Lecco. Poi qui abbiamo un’eccellenza come il Politecnico, che ha svolto e svolge un ruolo fondamentale non solo per trattenere i migliori talenti sul territorio, ma anche per attrarne da ogni parte del mondo. È un sistema che nel suo complesso va sostenuto e promosso.

Non esiste una sola direzione per affermarsi. Le nuove generazioni sono aperte a opportunità che coniugano lavoro, qualità della vita e sostenibilità: sostenere l’agricoltura locale, a chilometro zero e nuove forme di valorizzazione del patrimonio turistico, anche questo è offrire opportunità ai giovani, liberarli da una burocrazia invasiva, sostenere chi vuole fare impresa, e impresa sociale. Non dimentichiamo quando anche l’ambito sociale possa essere una risorsa per ripensare ad un nuovo patto generazionale.

 

Infrastrutture, sanità e formazione. Cosa ancora?

Vorrei che il programma mio e del Terzo Polo fosse scritto insieme alle donne e agli uomini che vivono nella nostra provincia. Da parte mia c’è la voglia di ascoltarli e di sentirne da vicino le esigenze e i bisogni più autentici. Ecco, credo che sia fondamentale dare voce proprio ai lecchesi, per poter contare di più insieme in Lombardia.

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