Il quadro per le realtà dei tre territori mostra un peggioramento che interessa in generale tutti gli indicatori, ma in misura meno pesante il fatturato. L’occupazione si conferma invece in tenuta. Continuano ad incidere negativamente gli effetti distorsivi che interessano le materie prime e il costo di gas ed energia elettrica, ulteriormente esasperati dal perdurare del conflitto russo-ucraino. In rallentamento anche il fronte previsionale
I dati elaborati nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale rapido sul mese di settembre, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, delineano uno scenario in rallentamento rispetto ai livelli di luglio. Nonostante il giudizio prevalentemente formulato dalle aziende delle tre province sia quello di stabilità, le indicazioni di peggioramento degli indicatori risultano più diffuse rispetto a quelle di aumento, ad eccezione di quello riferito all’andamento occupazionale.
Gli ordini mostrano dinamiche simili sia sul versante domestico sia per l’export e risultano in conservazione rispetto al mese di luglio per oltre quattro realtà su dieci, in rallentamento per un’impresa su tre e in aumento in circa un caso su cinque.
Analizzando nel dettaglio, la domanda in Italia risulta stabile per il 41,8% delle aziende, cresce per il 21,3% e diminuisce per il 36,9%.
Le esportazioni sono considerate mantenersi sui livelli di luglio per il 44,7% del campione, aumentano per il 19,7% ma calano per il restante 35,6%.
L’attività produttiva è in conservazione per oltre una realtà su due (54,7%), rallenta per il 30,2% e cresce per il 15,1%.
La capacità produttiva mediamente utilizzata dalle imprese lecchesi, sondriesi e comasche in settembre si attesta al 78,1%, dato sostanzialmente in linea con quanto esaminato nell’ambito dell’Osservatorio per il primo semestre 2022 (78,7%), ma al di sotto di quanto registrato in primavera (81% a marzo 2022).
All’interno del campione sono riscontrabili alcune differenze nel tasso di utilizzo degli impianti. Il dato risulta più elevato per le realtà metalmeccaniche (in media 81,5%) e tessili (81%) mentre è più contenuto per le aziende degli altri settori (72%).
Il fatturato mostra giudizi meno diversificati rispetto a quanto esaminato per la domanda e la produzione: in circa due casi su cinque l’indicazione comunicata è quella di stabilità mentre, in caso di segnalazioni di variazione, le quote di aumento e diminuzione assumono entità tra loro simili. Analizzando nello specifico, a livello italiano le vendite si mantengono sui livelli di luglio per il 38% delle aziende, aumentano per il 28,9%, mentre decelerano per il 33,1%.
L’export risulta stabile per il 41,9% delle imprese, accelera per il 26,3% del campione, ma diminuisce per il restante 31,8%.
Le aspettative per l’andamento del business nei mesi finali dell’anno indicano stabilità per circa un’impresa su due (48,2%), sono in miglioramento per il 13,5% delle aziende ma peggiorano per il 38,3%.
L’orizzonte temporale di visibilità sul portafoglio ordini supera il trimestre nel 26,9% dei casi, è di qualche mese nel 44%, mentre consente una pianificazione dell’attività produttiva solo per poche settimane nel rimanente 29,1%.
Sul versante dell’approvvigionamento delle materie prime e delle fonti energetiche si continuano a registrare criticità per le aziende dei tre territori.
In settembre, i listini delle commodities principalmente acquistate dalle aziende per le loro attività sono stati comunicati in aumento nell’80,1% dei casi.
Si sono riscontrate nuovamente criticità inerenti all’estensione dei tempi di consegna (60,6% delle aziende) e lafornitura di quantità di merci inferiori a quelle richieste (35,2%) e, in misura minore, il peggioramento della qualità di quanto approvvigionato (5,2%).
In aggiunta, le dinamiche legate al costo delle materie prime, dell’energia elettrica e del gas hanno determinato impatti significativi sulle aziende per l’85,9% dei casi.
L’effetto prevalente è stato la contrazione dei margini di profitto, indicata dall’85,2% delle imprese; a seguire le aziende aderenti all’Osservatorio hanno indicato la necessità di riorganizzare il lavoro e/o l’attività produttiva (43%), il ridimensionamento o il posticipo degli investimenti aziendali (41,5%), la riduzione dell’attività aziendale (23,9%) ed infine la sospensione dell’attività (2,1%).
Lo scenario, di per sé già complesso per via delle tensioni e delle speculazioni sul fronte delle materie prime e delle commodities energetiche, ha ulteriormente risentito degli effetti del perdurare del conflitto tra Russia e Ucraina; una realtà lecchese, sondriese e comasca su quattro (24,5%) ha registrato contrazioni della propria quota di export e il 26,8% ha indicato di aver rilevato un inasprimento delle criticità riguardanti l’approvvigionamento di particolari materie prime.
Sul fronte dei rapporti tra le aziende del campione e gli Istituti di credito, il quadro registrato in settembre risulta caratterizzato da stabilità per oltre tre realtà su quattro (75,2%); risulta per contro in peggioramento la situazione per il 24,1% delle imprese, a fronte dello 0,7% che indica, invece, condizioni migliori.
I giudizi formulati riguardo l’andamento dell’occupazione in settembre indicano la conservazione degli organici per quasi tre realtà su cinque (73,2%) mentre, in caso di variazione dei livelli, prevale l’aumento (16,9%) rispetto alla diminuzione (9,9%). Le previsioni per gli ultimi mesi dell’anno permangono orientate ad una diffusa stabilità (81,3%), nonostante sia riscontrabile una diminuzione delle aspettative di crescita (6,9%) a favore di quelle di diminuzione (11,8%).
CONSEGUENZE DEL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA
Il perdurare dello scontro tra Russia e Ucraina e il complesso sistema di misure intraprese a livello internazionale hanno determinato effetti sulle aziende dei tre territori. Lo scenario, di per sé già complesso per via delle dinamiche distorsive inerenti alle materie prime e le commodities energetiche, si è ulteriormente aggravato per una realtà su quattro; nel 24,5% dei casi le imprese del campione hanno registrato un calo della propria quota di export, mentre nel 26,8% è stato riscontrato un inasprimento delle difficoltà inerenti all’approvvigionamento di particolari materie prime.
DOMANDA
Gli ordini delle aziende lecchesi, sondriesi e comasche risultano principalmente improntati alla stabilità in settembre, così come indicato da oltre quattro realtà su dieci.
In caso di variazione, però, i giudizi di diminuzione superano quelli di aumento e ciò è riscontrabile sia a livello domestico, sia per l’export.
La domanda in Italia è considerata mantenersi sui livelli del mese di luglio per il 41,8% del campione, crescere per il 21,3% delle imprese e ridursi per il rimanente 36,9%.
Le vendite all’estero sono indicate invece come stabili nel 44,7% dei casi, in espansione per il 19,7% e in rallentamento per il 35,6%.
PRODUZIONE
Le aziende dei tre territori rivelano un quadro produttivo che risulta coerente con quanto rilevato per la domanda; a fianco dell’indicazione di stabilità dell’attività, che interessa oltre una realtà su due (54,7%), è riscontrabile una maggior incidenza di giudizi di diminuzione (30,2%) rispetto a quelli di accelerazione (15,1%) dei ritmi produttivi.
Il tasso di utilizzo mediamente impiegato dalle aziende di Lecco, Sondrio e Como in settembre si attesta al 78,1%, dato di circa tre punti percentuali al di sotto di quanto esaminato per il mese di marzo 2022 (81%), ma sostanzialmente in linea con la media del primo semestre dell’anno (78,7%).
Tra le realtà che partecipano all’Osservatorio sono riscontrabili alcune differenze in merito alla capacità produttiva utilizzata, meno marcata a livello dimensionale rispetto al confronto tra settori merceologici. Le realtà con oltre 50 occupati rivelano un ricorso agli impianti che si attesta all’80,9% del totale, mentre il dato per le imprese più piccole risulta pari al 76,4%.
Con riferimento ai comparti di attività, si registra un utilizzo dell’81,5% per le realtà metalmeccaniche, del 81,1% per quelle tessili mentre del 72% per le imprese degli altri settori.
FATTURATO
I giudizi formulati dalle imprese di Lecco, Sondrio e Como riguardo il fatturato tracciano un quadro coerente con quanto emerso per gli indicatori associati a domanda e alla produzione: una maggiore incidenza delle indicazioni di rallentamento delle vendite rispetto alla crescita, sia per l’Italia, sia a livello estero.
Il fatturato sul versante domestico è considerato stabile dal 38% del campione, aumenta per il 28,9% e diminuisce per il 33,1%.
L’export risulta invece in mantenimento sui livelli di luglio per il 41,9% delle imprese, in crescita per il 26,3% e in decelerazione per il 31,8%.
PREVISIONI
Per le prossime settimane, le imprese dei tre territori riferiscono previsioni di rallentamento del business. A fronte del 48,2% di realtà che si attendono stabilità e del 13,5% di soggetti che prevedono una crescita, il 38,3% del campione segnala ipotesi di diminuzione.
L’orizzonte di visibilità sugli ordini continua a risentire delle dinamiche distorsive che penalizzano le catene di approvvigionamento di materie prime a livello generale. Per circa tre realtà su dieci (29,1%) il portafoglio ordini è sufficiente a coprire l’attività solo per poche settimane, per il 44% delle imprese la visibilità sale a qualche mese, mentre nel 26,9% supera il trimestre.
MATERIE PRIME
Le realtà lecchesi, sondriesi e comasche confermano di operare in uno scenario di forte tensione sul versante dell’approvvigionamento delle materie prime e delle commodities energetiche.
Nel mese di settembre quattro realtà su cinque (80,1%) hanno segnalato di aver registrato un incremento dei prezzi degli input necessari all’attività aziendale.
In aggiunta, tre imprese su cinque (60,6%) hanno comunicato di dover ancora far fronte a ritardi nelle forniture, il 35,2% del campione ha indicato di aver ricevuto quantità inferiori rispetto a quelle richieste e, infine, il 5,2% ha evidenziato problemi legati al peggioramento della qualità delle forniture.
Le dinamiche legate all’apprezzamento dei costi delle materie prime, dell’energia elettrica e del gas hanno di fatto determinato impatti significativi per l’85,9% delle aziende aderenti all’Osservatorio, impatti che hanno riguardato quasi sempre la contrazione dei margini di profitto (per l’85,2% del campione), ma anche la necessità di riorganizzare il lavoro e/o l’attività produttiva (43%), il posticipo o il ridimensionamento di investimenti (41,5%) nonché la riduzione di parte dell’attività aziendale (23,9%).
In casi più estremi, ma fortunatamente più limitati (2,1%), le conseguenze hanno assunto la forma dell’interruzione dell’attività aziendale.
RAPPORTI CON GLI ISTITUTI DI CREDITO E LIQUIDITA’
Il mese di settembre evidenzia un peggioramento anche sul versante dei rapporti tra le imprese di Lecco, Sondrio e Como e gli Istituti di credito del territorio.
Sebbene le condizioni applicate dagli Istituti bancari siano valutate come stabili per tre casi su quattro (75,2%) e in miglioramento per lo 0,7% del campione, la restante quota del 24,1% di aziende segnala evoluzioni meno favorevoli.
Per quanto riguarda i pareri formulati dalle aziende riguardo la liquidità aziendale, nel 45,1% dei casi è indicata una situazione nella norma, nel 27,4% è espressa soddisfazione, mentre nel rimanente 27,5% il quadro è definito come migliorabile.
OCCUPAZIONE
Le aziende dei tre territori riferiscono per settembre un quadro occupazionale in generale conservazione, così come indicato in tre casi su quattro (73,2%).
L’effetto di stabilità viene ulteriormente enfatizzato dalle indicazioni di variazione, in diminuzione (9,9%) e crescita (16,9%), con entità tra loro simili.
Le prospettive per l’andamento dell’occupazione nei mesi finali dell’anno si mantengono improntate alla stabilità: oltre quattro imprese su cinque (81,3%) ipotizzano la conservazione dei propri organici, il 6,9% prevede nuovi inserimenti di personale, mentre l’11,8% prospetta una riduzione.
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