È in corso a Teramo, fino al 14 novembre 2022, al Laboratorio per l’Arte Contemporanea – L’Arca la mostra Giovanni Melarangelo (1903-1978): l’artista e i suoi percorsi, a cura di Paolo Coen e organizzata grazie a supporto del Comune di Teramo.
In occasione del finissage della mostra e della pubblicazione del catalogo, edito da Silvana Editoriale, sono in programma una performance di danza e musica e la presentazione del volume, che ripercorre non solo l’esposizione ma raccoglie anche gli atti del convegno dedicato all’artista tenutosi in occasione dell’apertura della mostra, lo scorso 14 luglio 2022.
GLI EVENTI
Giovedì 3 novembre 2022 alle ore 18.00 è in programma Pittura vivente. La poetica di Giovanni Melarangelo attraverso la musica e la danza, a cura della prof.ssa Paola Besutti per la musica e della prof.ssa Nika Tomasevic per la danza, si contraddistingue per la successione di tre linguaggi diversi l’uno dall’altro, eppure capaci di condividere lo stesso spazio, lo spazio dell’arte, nel nome della qualità estetica e del rispetto reciproco.
I tre momenti performativi e musicali spaziano dal concettuale all’hip hop, passando attraverso il classico e si svolgono direttamente all’interno della mostra, al cospetto della tela La maestra di danza, così da sottolineare il loro stretto e reciproco collegamento. Le performance sono accomunate dal richiamo al maestro di Teramo, al dialogo ch’egli volle tessere con il mondo della danza e, più in generale, all’unità fra le arti visive, musicali e performative.
L’evento, promosso dal Comune di Teramo, è curato per la parte scientifica dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo, con la collaborazione per la parte musicale dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Gaetano Braga” di Teramo.
Lunedì 14 novembre 2022 alle ore 18.00 sala Sala Ipogea, Teramo, chiusura della mostra e presentazione del catalogo pubblicato da Silvana Editoriale con saggi di Paola Besutti, Antonietta Biondi, Lorenzo Canova, Paolo Coen, Ennio Matano, Alberto Melarangelo, Nika Tomasevic e Gianfranco Spitilli.
LA MOSTRA
L’esposizione ricostruisce scientificamente e insieme comunica in modo chiaro l’intera carriera artistica di Giovanni Melarangelo. La mostra si compone di oltre cinquanta fra tele, gouache, disegni e stampe, che nel loro insieme consentono al visitatore di ricostruire l’intero percorso figurativo dell’artista, dalla formazione nel 1917-1918 alla scomparsa nel 1978.
La figura dell’artista si radica nel vivo del tessuto socio-culturale di Teramo. Eppure, come già scriveva Mario De Micheli, sul piano dell’inquadramento critico egli travalica i limiti della città e della regione. Melarangelo attesta la possibilità che anche in provincia – e non solo in grandi città come Torino, Milano, Roma o Napoli – si potessero costituire gruppi o individui in grado di compiere scelte artistiche dignitose, coscienti e rimarchevoli. Ecco perché la Teramo di Giovanni Melarangelo può dirsi un centro artistico sicuramente piccolo, ma non per questo minore.
Le opere sono ripartite in quattro sezioni. Il punto d’avvio è una sezione introduttiva, dal titolo Il mondo di Giovanni Melarangelo. La sezione, dal carattere intenzionalmente sintetico, fornisce al visitatore i dati fondamentali sull’artista. Due pannelli didattici in doppia lingua, italiano e inglese, sono riservati al profilo complessivo dell’artista e alla cronologia. Questa sezione introduttiva culmina con l’immagine guida del convegno e della mostra, l’Autoritratto con il saio dei frati domenicani del 1953.
Le tre sezioni successive, che occupano altrettante sale, obbediscono a un rigoroso ordine cronologico.
La sezione dal titolo Fra tradizione e aperture, 1918-1934 vede un Melarangelo poco più che adolescente e quasi sempre disegnatore di vecchi o di monelli confrontarsi con maestri del “verismo umanitario” abruzzese, da Pasquale Celommi a Vittorino Scarselli, da Giuseppe Bonolis a Basilio Cascella. Ma ben presto l’adesione al verismo cede per lasciare spazio a orizzonti di altro genere. Opere leggermente più tarde di Melarangelo come Il riposo dei contadini del 1930 o Sposalizio contadino del 1933 testimoniano il fruttuoso dialogo intrattenuto con colleghi di primo piano quali Antonio Donghi e Mario Sironi.
La sezione successiva della mostra si chiama Esperimenti, 1935-1957. Il titolo sottolinea il desiderio nell’artista di imprimere un cambiamento ancor più significativo alla propria carriera, in termini linguistici e tematici. Il ruolo di spartiacque tocca al Nudo femminile del 1935 e alla coeva Annunciazione; seguono la Natura morta del 1938-1939, Il porto di Giulianova del 1939, la Parata del circo del 1946 e Case di vico del Sole del 1952. Decisivi anche stavolta gli stimoli esterni, rappresentati dagli spettacoli del circo, dal cinema di Federico Fellini e naturalmente da opere di maestri esterni: ecco spiegata la presenza in mostra di quadri firmati da grandi maestri come Antonietta Raphaël Mafai, Fausto Pirandello e Arnoldo Ciarrocchi.
La sezione conclusiva della mostra s’intitola L’affermazione pubblica: 1958-1978. Melarangelo raggiunse allora il successo regionale e anche nazionale in virtù di una cifra stilistica precisa e di un ventaglio tematico molto gradito alla clientela borghese e alto-borghese: ne sono specchio La maestra di danza del 1958 – un omaggio ex post ai maestri Edgar Degas e Pablo Picasso – La pausa durante lo spettacolo del 1966 o Ballerine d’avanspettacolo del 1972. Il processo di aggiornamento, una costante del maestro di Teramo, previde ora il confronto con Renato Guttuso, lo stesso Ciarrocchi e poi Cristoforo De Amicis, Carlo Treves e Felice Casorati.
Il processo di selezione delle opere in mostra risponde a vari criteri. Risultati rimarchevoli sono giunti dalla ricerca in collezioni pubbliche e private della città di Teramo e dalla sua provincia, ancor oggi relativamente conosciute. Una serie di prestiti dalle stesse raccolte abruzzesi e da altre italiane, in particolare di Roma, ha consentito di stabilire una serie di fruttuosi dialoghi tra Melarangelo e altri importanti colleghi, restituendo al pubblico il contesto linguistico e culturale di riferimento. Fin dove possibile si è infine cercato di utilizzare le potenzialità dei depositi dei musei pubblici della città: da qui provengono fra l’altro le opere di Vittorino Scarselli e lo stesso quadro guida della mostra, l’Autoritratto con il saio dei frati domenicani del 1953.
La mostra si apre con un breve testo critico del professor Paolo Coen. A distanza di trent’anni e più, Coen accompagna e dove necessario integra la trascrizione del saggio su Melarangelo composto nel 1990 da Mario de Micheli, ancor oggi da considerarsi un caposaldo interpretativo.
Il percorso si completa nelle bacheche e nei corridoi de L’Arca con una selezione di fotografie, documenti e ritagli di giornale, che servono soprattutto ricostruirne la memoria dell’artista, della sua immagine e della sua biografia.
Profilo biografico. Nato e cresciuto a Teramo, Giovanni Melarangelo (1903-1978) si affermò a livello regionale e nazionale con l’arte e la cultura. L’artista, partito nel solco del verismo umanitario abruzzese, se ne staccò progressivamente, distinguendo nel corso degli anni tra le fonti più vive della pittura italiana. La sua cifra stilistica, libera, diffusa e talora squillante, si rivela sensibile vuoi alle influenze di artisti come Antonietta Raphaël Mafai, Renato Guttuso e Arnoldo Ciarrocchi, vuoi agli spettacoli popolari e ai nuovi media, a cominciare dal cinema di Federico Fellini.
La mostra è anche in versione digitale su artsteps.com:
https://www.artsteps.com/view/628c886c70a6c1bc39c00df2
SCHEDA TECNICA
Giovanni Melarangelo (1903-1978): l’artista e i suoi percorsi
fino al 14 novembre 2022
A cura di Paolo Coen
Teramo
ARCA - Laboratorio per l’Arte Contemporanea
Largo San Matteo
Orari di apertura
martedì e mercoledì dalle 10:00 alle 13:00
giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17:00 alle 20:00
Ingresso gratuito
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