Si sta lavorando, c’è qualche segnale di calo negli ordini, ma il fattore di maggior rilievo è che serpeggia grande preoccupazione tra gli imprenditori lombardi per quello che accadrà tra qualche mese a causa dell’energia. E’ quello che emerge dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre del 2022 che ha condotto il Centro Studi di Confapindustria Lombardia tra le aziende associate.
Nel primo trimestre i risultati raggiunti dalle imprese associate ci rappresentavano una fase generalmente positiva per le intervistate, con fatturato e produzione in crescita per 6 associate su 10 e aumentavano in modo leggermente meno che proporzionale gli ordini per il 55% degli intervistati.
Nel trimestre in esame, ovvero il secondo, gli ordini segnano un rallentamento vistoso (aumentano per il 47% degli associati, ma per 3 su 10 si riducono) così come produzione e fatturato (in riduzione per il 25% circa delle imprese).
Analizzando i singoli territori, le aree di Brescia e di Varese sembrano reggere fatturato e produzione, a fronte di ordinativi in crescita per più di 5 associati su 10 (e per altri 2 su 10 sono stabili). L’area di Lecco Sondrio soffre una più scarna spinta degli ordinativi, confinata a poco meno di 4 imprese su 10, stabili per poco più di 2 su 10.
L’occupazione spinge maggiormente per l’area di Lecco Sondrio (24%) e Varese (20%), più stabile a Brescia dove aumenta nel 14% dei rispondenti.
Il tema di maggior rilievo che risalta da questa indagine riguarda le aspettative degli imprenditori sulla seconda metà dell’anno causate dalle tensioni sul tema energia: sono pessime le previsioni su prezzi e fornitura energetica.
“Sì, confermo quello che hanno fatto emergere i colleghi in questa indagine – commenta Luigi Sabadini, presidente Confapindustria Lombardia – siamo enormemente preoccupati per quello che ci aspetta tra poche settimane. Come Lombardia siamo parte attiva dialogando costantemente con la Regione per evidenziare questo problema che sta coinvolgendo tutte le imprese. Ieri il presidente di Confapi Maurizio Casasco ha incontrato Mario Draghi, gli ha consegnato il dossier energia che abbiamo preparato e ha portato avanti la richiesta di istituire una cassa integrazione in deroga e di velocissima attivazione a causa degli aumenti dell’energia, tipo quella istituita per il Covid. Per molte aziende oramai è anti-economico produrre, viste le bollette che stanno arrivando e quindi si chiuderanno linee di produzione o produzioni intere per non lavorare in perdita. I ristori non sono sufficienti a colmare i costi esorbitanti ormai raggiunti e la lungaggine burocratica per usufruirne è esasperante. Si parla di stabilire “un tetto” al prezzo del gas da parte dell’Unione europea, concordo, ma deve essere una “sospensione” al mercato, non deve cioè diventare un ulteriore fardello fiscale pagato dai soliti noti. A tutti gli effetti i governi devono avere il coraggio di dire basta e mettere in atto una prova di forza contro chi sta stra-guadagnando sulla pelle di aziende e famiglie”.
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