Ancora una riflessione sulla guerra che si sta combattendo in Ucraina. A inviarcela è il lecchese Sergio Fenaroli e quelle che seguono sono le sue considerazioni:
Perché si è scelto questo campo di battaglia? L’opulente e dominante Occidente, non pago di tutte le note e recenti sconfitte non soltanto militari in varie realtà internazionali, si misura ora - sempre più direttamente coinvolto - con la guerra in Ucraina, sacrificando un popolo contro la Russia, una potenza nucleare, emarginata dal contesto internazionale dal dissolvimento dell’Unione Sovietica.
Era necessario proseguire un disegno mai sopito dalla fine della seconda guerra mondiale di sconfiggere e conquistare le Russie? Con le loro immense e inesplorate risorse e giacimenti naturali? Sembrava che il tutto fosse alla portata, ma con ogni probabilità non si sono fatti i conti con la storia, non con Putin, ma con il popolo russo!
Il mancato rispetto dei trattati internazionali e la sistematica condotta destabilizzante da tempo pianificata, ha riscontrato rilevanti successi, con l’entrata di intere nazioni e popoli in precedenza sottomessi dalla potenza sovietica sia nella Comunità europea sia nella Nato. Non pago di queste “vittorie”, qualcuno ha pianificato “la vittoria finale sulla Russia” con la pelle del popolo ucraino.
Questa chiave di lettura degli eventi storici, culminata nel febbraio 2014 con il “colpo di Stato di piazza Maidan”, chiarisce quanto drammaticamente sta avvenendo nel cuore dell’Europa orientale, i pericoli di una progressiva escalation del conflitto, con un potenziale coinvolgimento diretto dei Paesi europei, Italia in prima fila, ma anche la strada e un percorso sempre più complicato per ricercare un’intesa e la pace tanto sbandierata anche da chi non ha fatto nulla per evitare la guerra.
La diplomazia italiana ed europea deve portare alle trattative i nostri “amici d’oltreoceano”. Solo il loro diretto coinvolgimento al tavolo di pace potrà garantire la fine delle ostilità, salvare l’esistenza del popolo ucraino. L’alternativa sarà assistere passivamente al lento e reciproco sterminio.
Incalcolabili sono il costo delle vite umane, i massacri e le stragi quotidiane, per non parlare delle conseguenze economiche. I costi maggiori stanno pesantemente colpendo la povera gente, le nostre famiglie che sempre più si renderanno conto che stanno pagando scelte di campo contrarie all’interesse e al benessere generale.
No alle guerre, no ai muri, no ai solchi che allontanano i popoli, no allo scontro di culture e religioni.
Sì alla pace, sì alla coesistenza, sì alla cooperazione, sì allo sviluppo e al benessere di tutti, sì alla difesa dell’ambiente e della natura che ci accoglie. Questi sono i valori delle democrazie avanzate, non i fiumi di dollari e armi!
Sergio Fenaroli
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