Riceviamo da Sergio Fenaroli e pubblichiamo:
Dall’inizio della guerra fratricida ancora purtroppo viva in Ucraina si è aperto nel mondo occidentale, in particolare in Italia, un dibattito in merito alle decisioni assunte dal governo Usa/Nato e adottate unanimemente dai governi d’Europa per sostenere militarmente la resistenza ucraina e aumentare le spese militari dei rispettivi Paesi.
I “signori della guerra” esultano, i falchi in ogni schieramento proliferano, a scapito di chi richiama i propri governanti ad agire con determinazione e forza per indurre i nostri avversari al dialogo, al cessate il fuoco e alla pace, come del resto lo stesso popolo ucraino rivendica.
Molti falsi europeisti esultano per la compattezza - mai registrata prima - così ampia nell’assumere drastiche restrizioni economiche e misure militari contro la Russia di Putin, esultando all’unità europea tanto evocata in passato e ora miracolosamente raggiunta. Grazie a Putin? Auguriamoci di no!
Abbiamo in più occasioni evidenziato che l’Europa attuale non è quella che avevano auspicato i nostri padri fondatori dal carcere fascista di Ventotene. Proprio per evitare altre guerre avevano delineato un nuovo mondo in cui tutti i popoli potessero vivere in pace, coesistere, convivere nelle loro differenze, cooperare per uno sviluppo armonico e comune.
L’esatto opposto di ciò a cui abbiamo assistito dalla caduta del muro di Berlino, dal dissolvimento dell’Unione Sovietica, dal patto di Varsavia. A differenza della Nato, la nostra alleanza militare difensiva atlantico-occidentale ha continuato la propria presenza, includendo via via tutti i Paesi dell’Est facenti parte dell’area d’influenza avversa, concordata a Yalta.
Questo cambio di rotta assunto dalla Nato ha di fatto destabilizzato un equilibrio, costruito con il sacrificio di milioni di morti causati dalla lotta al nazifascismo nella seconda guerra mondiale, divenendo di fatto un’organizzazione militare non più difensiva bensì il suo contrario.
E’ indubbio che noi occidentali da tutto questo abbiamo tratto vantaggi, a scapito di altri, forse allora più deboli di noi, compiendo una sovversione degli accordi. Oggi, continuando lungo quella strada espansionista non più accettata/subìta, rischiamo di compromettere una coesistenza mai compiuta per la guerra fredda che fu imposta dagli Usa all’Europa con il piano Marshall.
Il quadro attuale che si prospetta davanti a tutti noi è questo. E’ evidente che nella guerra Russia-Ucraina siano in gioco i destini di tutti noi. Non possiamo continuare a irridere e sottovalutare i nostri avversari, gli spazi al dialogo si sono ridotti, non bastano le telefonate e neppure le videoconferenze.
Per questa ragione noi pacifisti siamo contrari alla guerra e all’aumento delle spese militari. Lo stesso invio di armi alla resistenza ucraina non va nella direzione di salvare il popolo ucraino ma nell’esatto opposto, anche se l’Occidente dal 2014 ha fatto il possibile e l’impossibile per giungere a questo drammatico momento di scelte e decisioni con accordi vincolanti e condivisi.
Nell’ottobre 1962 con la crisi dei missili a Cuba si giunse a un pericolo simile. Allora come oggi compete alle medesime potenze rimediare al pericolo di uno scontro militare che potrebbe porre fine alla civiltà umana. Allora come oggi l’autorevole supplica e l’ascolto del Papa favoriscano la pace.
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