“Un classico all’italiana”: così Marco Bandini, presidente di ANACI Lecco, definisce la partita del “Superbonus 110%”.
“Quella che poteva e doveva essere una grande opportunità per rinnovare il patrimonio immobiliare del nostro Paese e dare nuovo valore al “bene casa”, si è via via andata trasformando in una tragicomica in salsa italiana. - continua - Prima le confusioni e le incertezze sul fronte dell’interpretazione della normativa, con continui pronunciamenti e interventi dell’Agenzia delle entrate per mettere mano ad un testo pieno di falle. Poi la mancanza di esperti e tecnici che potessero fare gli asseveratori.
Quindi il profilferare di soggetti improvvisati piovuti sul mercato, mossi solo da obiettivi speculativi di breve periodo. Ora il problema della cessione del credito. Direi che sarebbe opportuno che il legislatore mettesse un punto fermo e rivedesse nel suo complesso la legge”.
I problemi riguardano tutti i potenziali beneficiari degli interventi di riqualificazione; ma, nel caso dei condomini, la questione si fa ancora più complessa: “Siamo stati frenati da moltissimi ostacoli e impedimenti, che hanno vanificato in molti casi il nostro lavoro: trovare un accordo tra tanti soggetti quanti sono i proprietari di un condominio non è semplice, se poi il quadro continua a cambiare le difficoltà diventano insormontabili. E poi, va detto, qui al Nord paghiamo il conto di speculazioni che, soprattutto in altri contesti territoriali, hanno preso piede. A complicare ulteriormente la situazione c’è stato il caro materiali che da fine 2021 ha colpito l’edilizia, come molti altri settori. Le imprese sane e vere hanno investito, e a loro va reso merito. Ma altre, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate, non lo hanno fatto: e oggi si trovano nell’impossibilità di adempiere ai contratti. La chiusura delle banche al credito è solo l’ultimo dei problemi con cui ci siamo dovuti misurare”.
“Lo spirito della legge è sicuramente buono. - conclude Bandini - Ma è la deriva che si è generata che non va bene. Occorre, a mio avviso, ripensarla, magari riducendo il bonus fiscale previsto così da scoraggiare gli speculatori e al tempo stesso rendere più snello l’intero iter. Altrimenti, il rischio è che ad approfittarne siano i soliti noti”.
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