2022-02-21

“Europa casa comune dei popoli. Sofferenza e dolore non possono lasciarci impassibili spettatori”

“Le diplomazie impegnate a superare le ipocrisie e le menzogne diffuse dai nostalgici della “guerra fredda” sono chiamate a garantire ai popoli europei convivenza, pace e sviluppo”

 


Un contributo sulla delicata quanto preoccupante situazione venutasi a creare in Ucraina. A fornirlo è Sergio Fenaroli, lecchese, attento osservatore di quanto accade non soltanto sul territorio nazionale ma più in generale nel contesto europeo. Quelle che seguono sono le sue riflessioni.

                  

La sofferenza, il sacrificio, l’obbligo imposto a uomini, donne e bambini di lasciare le loro abitazioni, di abbandonare i territori dove sono cresciuti per mettersi in salvo dalla guerra incombente, non può lasciarci impassibili spettatori.

Oggi in questa situazione c’è il popolo ucraino, nel 2021 c’era il popolo afghano, nel 2020 quello armeno, prima ancora i popoli siriano, iracheno, libanese, libico, yemenita e altri ancora, vittime incolpevoli delle diseguaglianze economiche e sociali e della desertificazione imposta dai cambiamenti climatici, con guerre causate da questo modello di sviluppo creato dall’uomo.

La pandemia di Covid-19 che stiamo tuttora combattendo manifestò nei primi mesi del 2020 una forte e autentica solidarietà mondiale, proprio nei confronti dell’Italia. Era parso come un grande e spontaneo soccorso e contemporaneamente dalla Cina, dalla Russia, persino da Cuba e da altri Paesi tra i quali la stessa Ucraina, proprio attraverso l’ospedale di Lecco tutti erano corsi disinteressati in nostro aiuto.

Sono bastati pochi mesi, grazie all’allentamento del virus e alla vaccinazione generalizzata, e il “mondo occidentale” è ripiombato nelle contrapposizioni deleterie del passato, sino a giungere all’attuale situazione di crisi incombente per la pace nel mondo.

Ora è il momento, per i governi e i popoli europei, di scendere in campo e di porre una  nuova agenda, nell’ambito dell’alleanza militare della Nato.

Questi, a mio giudizio, i punti da cui non si deve prescindere: 1) Evidenziare le specificità e gli interessi che differenziano l’Europa dagli Usa, che sbandierando come deterrente le improduttive e inefficaci sanzioni alla Russia non aiutano a risolvere il problema della pace. 2) I perimetri e la presenza della Nato sono sufficienti alla sicurezza dell’Europa, quindi no all’espansione. 3) E’ necessario considerare le ragioni di sicurezza della Russia, garantendo la neutralità e i “Paesi cuscinetto” per ambo le parti.

La nuova Europa che dobbiamo costruire deve guardare al mondo intero, dobbiamo combattere le diseguaglianze economiche e sociali che impongono migrazioni forzate in vari continenti alimentando il mercato di uomini e la forza lavoro imposti dalla crisi  demografica che colpisce l’Europa, al cui funzionamento necessitano almeno un milione di nuovi lavoratori ogni anno.

I cambiamenti climatici in atto hanno precise cause e responsabilità generati da un modello economico di sviluppo che va cambiato. Non è più rinviabile un nuovo ordine mondiale economico che definisca rapporti e sinergie internazionali in cui tutti i popoli vivano insieme in sicurezza e nello sviluppo in pace, liberi di scegliere le proprie forme di governo, impegnati a preservare l’umanità e la natura.

L’auspicio è che la soluzione della crisi internazionale in atto, che è di lunga durata e portata, possa scuotere le diplomazie impegnate a superare le ipocrisie e le menzogne diffuse dai nostalgici della “guerra fredda” e garantire ai popoli europei convivenza, pace e sviluppo, perché un nuovo modello di sviluppo è necessario.

Sergio Fenaroli

Nessun commento:

Posta un commento