di Renato Frigerio La vittoria dei Ragni di Lecco al Cerro Torre ha suscitato in Italia un entusiasmo pari a quello che si riscontra nello sport, quando un campione o una squadra nazionale si impongono con dei risultati sorprendenti ed importanti. La vittoria dei Ragni merita certamente questa ondata di entusiasmo. La conquista della impervia parete Ovest del Cerro Torre è perfettamente in linea coi criteri moderni, che richiedono di risolvere in alpinismo i problemi più arditi, fuori delle Alpi, seguendo una certa logica.
Uno degli scopi primari di questa spedizione si individua nella volontà di tenere valida una tradizione che vuole Lecco città alpinistica. Dopo 30 giorni di assedio – e con soli 2 giorni di bel tempo – quando stanchezza, sconforto e… impegni inderogabili di lavoro insinuavano con sempre maggior interesse l’idea di desistere, i lecchesi sferravano decisamente l’ultimo attacco e domenica 13 gennaio 1974, alle ore 17 e 45 minuti, giungevano alla conquista della parete Ovest del Cerro Torre, di 3128m, nelle Ande Patagoniche. Una bella vittoria e un brillante lavoro d’èquipe.
I componenti la spedizione, che avevano lasciato l’Italia il giorno 17 novembre 2013, oltre tutto avevano anche dovuto trasportare viveri e materiali a spalla per 40 km lungo il ghiacciaio dello Hielo Continental e attraverso il Circo degli Altari. Per avvicinarsi alla vetta era stato necessario piazzare 5 campi, di cui 3 sul ghiacciaio e 2 sulla parete.
Il maltempo e le difficoltà sembravano respingere la spedizione, quando ormai si trovava a soli 80 metri dalla vetta, sulla prima anticima. Il vento, che trasforma la parte terminale in ghiaccio a conformazione di cavolfiori, è uno dei peggiori avversari, e la bufera ne è la sua costante alleata.
La volontà stupenda e indistruttibile dei nostri alpinisti non conosce sconfitta, non vuole riconoscere la sconfitta. I lunghi chiodi da ghiaccio, costruiti dagli alpinisti nella industriosa Lecco, quando vengono infilati nel ghiaccio spugnoso, all’inizio incontrano il vuoto ma alla fine tengono. E infatti rosicchiando centimetri su centimetri arrivano alla vittoria, quando i viveri, già razionati da alcuni giorni, erano completamente esauriti.
È una vittoria esaltante per l’alpinismo lecchese, che viene rilanciato e posto all’attenzione mondiale. A Lecco vi sono ancora i più qualificati eredi della tradizione.
È bello constatare che i protagonisti di questa impresa spettacolare e clamorosa sono tutti gente semplice e senza ambizioni vanagloriose, che alla montagna dedicano tutto il tempo libero, non solo per il piacere della scalata ma anche nella difficile e impegnativa opera del soccorso alpino. Sono tutti lavoratori, che hanno però un fattore comune tra loro e che li differenzia dalla massima parte dei lavoratori. Di questi dodici alpinisti che hanno conquistato il Cerro Torre, sette sono iscritti nel ruolo di artigiani, e altri due lo sono stati prima di passare alle dipendenze di complessi industriali. Un artigiano, pratica la trafilatura, di 34 anni, Casimiro Ferrari, ha guidato alla vittoria la spedizione, e con lui troviamo, Mario Conti, meccanico, Pino Negri, falegname, Daniele Chiappa, fabbrica acque gasate, Claudio Corti, fabbro, Angelo Zoia, mobiliere, Gigi Alippi, esercita un rifugio alpino, Pierlorenzo Acquistapace, elettricista, Ernesto Panzeri, meccanico, Giuseppe Lafranconi, articoli e accessori da sci, Sandro Liati, medico pediatra e Mimmo Lanzetta, fotografo.
È gente che imposta la vita per la passione per la montagna, questo è vero. Molto spesso, quando l’inclemenza del tempo non concede di svolgere la loro attività alpinistica alla domenica, intensificano e allungano l’orario di lavoro per recuperare un giorno feriale libero per fare assieme le più belle arrampicate. Oppure si alzano alle quattro del mattino, fanno una salita di palestra, dopo questo… aperitivo mattutino, iniziano la loro giornata di intensa attività lavorativa. È certo che la montagna dona, a chi ne conserva il culto, un forte spirito di iniziativa e una grande volontà di emergere e di essere liberi. Sono veri lavoratori e veri alpinisti su roccia e su ghiaccio, ben preparati: sono i continuatori di una scuola tradizionalmente ricca di campioni, che si sono fatti una propria indipendenza economica, imparando proprio dalla montagna a combattere e a non rinunciare alla propria indipendenza nella vita.
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