Così lontano, così Ticino, commedia nera che racconta la frustrazione e l’ammirazione dell’emigrante verso un paese che gli dà da mangiare e lo detesta allo stesso tempo, andrà in scena al Teatro Sociale di Como il 9 gennaio 2022 ore 20,30
La programmazione apre l’anno nuovo con due artisti del territorio, grandi amici del Teatro Sociale di Como. Domenica 9 gennaio, alle ore 20.30, Davide Marranchelli e Stefano Panzeri sono protagonisti di Così lontano, così Ticino, una commedia nera che tratta un tema (quello dell’accoglienza) che ci vede oggi dalla parte del più forte, ma su cui è necessario provare a riflettere da un altro punto di vista.
Così lontano, così Ticino è il racconto di una follia che diventa realtà, un gioco teatrale collocabile in ogni parte del mondo, che sviscera, esasperandolo, il rapporto controverso che hanno gli espatriati con il paese che li ospita, qualunque esso sia: la frustrazione e l’ammirazione dell’emigrante verso un paese che gli dà da mangiare e lo detesta allo stesso tempo.
In questo caso, tra gli anni Settanta e Novanta migliaia di bambini erano costretti a seguire in Svizzera i genitori lavoratori stagionali, ma per legge erano clandestini e vivevano quindi nascosti.
Due di loro sono i protagonisti di questa commedia nera, cresciuti in una situazione di disagio, senza poter vedere la luce del sole, studiare, giocare al parco come i loro coetanei, coi genitori che, terrorizzati dalle denunce d ei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere.
Ancora da adulti sono incapaci di conoscere i loro sentimenti e quelli altrui, tormentati da profonde paure, da un folle desiderio di rivalsa verso una Svizzera che non li voleva e che non li vuole ancora oggi.
Il referendum del 2016 con il quale il Canton Ticino approva l’articolo costituzionale “Prima i nostri” (che invita a privilegiare, nelle assunzioni, la manodopera territoriale) è la goccia che fa traboccare il vaso e che spinge i due protagonisti a vendicarsi nei confronti di questo Paese, a dare un segnale di protesta e ribellione talmente forte da imprimersi, una volta per tutte, nell’immaginario dell’opinione pubblica elvetica. Decidono quindi di rapire Mina, la grande cantante italiana ma residente a Lugano, e di riportarla in Italia, come una novella Monna Lisa!
Lo spettacolo racconta una situazione reale, il fenomeno dei Versteckte Kinder, bambini nascosti.
I lavoratori stagionali hanno aiutato la Svizzera moderna a costruire i suoi ponti, le sue gallerie, le sue strade e parte della sua ricchezza. Dal 1945 al 2002, Berna ha rilasciato oltre 6 milioni di cosiddetti “Permessi A”. Ma, nello stesso tempo, la Confederazione impediva il ricongiungimento familiare a centinaia di migliaia di italiani, spagnoli e portoghesi. Alcuni genitori hanno però infranto la legge nascondendo i figli in casa. Perciò negli Anni ’60 si parlava di “bambini negli armadi”, privati dell’infanzia, della scuola e della libertà. La Svizzera ha atteso fino al 1991 prima di aprire loro le porte delle scuole pubbliche e il 2002 per abolire ufficialmente lo statuto di stagionale.
“Questa storia mi ha ricordato che in fondo anche noi, italiani di un Nord che sta bene, siamo degli emigranti che si spostano ogni giorno per lavoro – racconta Davide Marranchelli – È un voler ribaltare il punto di vista di un Paese che, a detta dell’opinione pubblica, accoglie e basta: siamo anche noi quelli che vengono accolti e che, in un certo senso, “rubano” il lavoro agli svizzeri”.
Lo spettacolo è stato dramma del mese sulla rivista dramma.it.
Inoltre è stato finalista Premio In-Box 2019 e vincitore Premio della Giuria Millennials In-Box 2019, una rete di teatri, festival e soggetti istituzionali nata a Siena nel 2009 che seleziona e promuove alcune delle compagnie più interessanti della scena emergente italiana, dando come premio una tournée di repliche sovvenzionate per portare il proprio spettacolo nei teatri partner del progetto.
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