Lorenzo Morandotti - Fino al 13 febbraio c’è il tempo di visitare la mostra del maestro tedesco A. R. Penck (al Museo d’Arte di Mendrisio). Accolgono i visitatori in cortile gli otto quintali del bronzo di A.R. Penck Ich-Selbstbewusstsein (Io-Autocoscienza) con le sue plurime braccia aperte. La mostra è una retrospettiva storica, la prima su Penck in ambito italiano. In un’ideale piramide, l’autoritratto di Penck è un totem e ne ricapitola le ossessioni: l’omino Standart simbolo del sé autocosciente, alcune tracce di Dna e l’Angelus Novus di Paul Klee, che Walter Benjamin definì l’angelo della storia. Da non mancare grandi opere come l’olio La morte di Alfred Herrhausen è dedicato al presidente della Deutsche Bank morto in un attentato. Figlio della Dresda rasa al suolo dagli alleati, fedele all’utopia di una società senza classi ma anche radicalmente libertario, Penck pagò di persona. Perseguitato dalla Stasi, “soggetto asociale” mentre la fama decollava a Ovest e costretto all’esilio: fin dallo pseudonimo - Ralf Winkler, all’anagrafe - Penck fu letteralmente artista di frontiera, in bilico tra due società antitetiche. Ma lasciare la DDR non garantì la catarsi sperata. Anzi. Per Penck, serve un’arte che sia processo dinamico e sperimentale. Teso sempre fra due poli: caos e ordine. Da una parte l’istinto, con la biologia e le figure ancestrali che la incarnano. Dall’altra lo spirito analitico, razionale, sete di scienza (Penck fu cultore di algebra e cibernetica) che una pioggia di simboli matematici e forme geometriche spegne e alimenta al tempo stesso. Lo riassume bene, alla caduta del Muro, nella tela The Battlefield, 11 metri che ospitano il big bang e l’antimateria, il rivoluzionario Michail Gorbaciov con la sua famosa voglia in fronte e forme tondeggianti che riecheggiano la mistica numerica di Giordano Bruno. “Immagine del mondo” che merita lunghe soste.
Ralf Winkler nasce a Dresda nel 1939. Comincia a dipingere a dieci anni. La sua unica partecipazione ufficiale a una mostra organizzata nella Ddr è nel 1961, all’indomani della costruzione del Muro. Si interessa sempre più alle scienze empiriche, in particolare ad alcune discipline emergenti come la scienza cognitiva e la cibernetica. Chiama Standart la sua dottrina elementare della figura e la esprime in numerosi libri d’artista. Dalla fine degli anni Sessanta viene scoperto a Ovest. Il 3 agosto 1980 lascia la Germania Est, esule, attraversando la frontiera a piedi. Nel 1984 partecipa alla Biennale di Venezia. Muore a Zurigo nel 2017. La mostra al Museo di Mendrisio in piazzetta dei Serviti 1 fino al 13 febbraio è a cura di Simone Soldini, Ulf Jensen e Barbara Paltenghi Malacrida, ed è frutto della collaborazione con la Galerie Michael Werner. Imprescindibile il bel catalogo, come mappa mentale e fisica per orientarsi nel mondo di Penck.
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