di Germana Marini Mentre di cuore formuliamo ai nostri affezionati lettori ed estimatori i più fervidi auspici di liete festività, contrassegnate dall’armonia, la concordia e la pace all’interno delle comunità e delle famiglie, non possiamo ignorare quante calamità affliggano, segnatamente in questo malaugurato “tempo di pandemia” persone che si sono trovate a misurarsi con lutti, destinati a lasciare un indelebile segno in anime dilaniate dalla scomparsa di persone care, di cui non riescono a sopportare la mancanza.
A ciò si aggiungano dolorosi e inesorabili conflitti in ogni ambito, da quello domestico, nazionale, politico, omicidi, femminicidi, a ritmo giornaliero, atti vandalici e impuniti, che un po’ a tutti i livelli gridano vendetta al cospetto di un Bambinello Gesù, la cui venuta al mondo è sempre meno invocata e attesa, da persone che ne hanno smarrito il significato profondo e valenza.
Nulla cambia, mai, purtroppo, sotto il sole, e quello che lo conferma è una composizione poetica, da me scritta in tempi già sospetti, improntata però ad una fievole speranza di riscatto, che sventuratamente non si è verificato sino ad ora. Composizione datata 1992, che ha per titolo “Preghiera Natalizia”, pubblicata in antologie e letta in atenei di vario genere e grado, Eccovela:
PREGHIERA NATALIZIA
Suono di cornamuse e cennamelle,
tra breve , ad attutire l’eco d’infinite, estenuanti battaglie.
Odore di sangue, di morte, nell’aria.
Lungi da noi, promulgatori di pace,
limpidi esempi, noi,
(che crediamo bene),
ha connotazioni ambigue, maligne.
Tanto male si fa accecati dall’odio,
come in nome d’un folle,
malinteso amore.
E’ nebbia fitta dentro e intorno a noi,
che vacilliamo, Signore!
Ma per quel presagio di luce
che avviva l’offuscata pupilla,
che nell’istante supremo
al calice s’affissa, per quell’ansia di Te
che ci tormenta e assilla,
ridonaci, Padre, il cuore bambino
che un giorno festoso T’accolse,
il palpito dolce, struggente d’un cuore,
che ora ritma il galoppo di tanti
sterili anni, tra avare letizie
e inconsolati affanni!
Ridacci la fede intatta del tempo
che Natale non era pagano strumento,
ma al cospetto del Santo, neonato
Tuo Figlio, taceva ogni labbro,
brillava ogni ciglio!
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