2021-12-12

Giovinezza e maturità I quartetti per archi di Beethoven in collaborazione con il Conservatorio di Como

Domenica 12 dicembre, alle ore 11.00, presso la Sala Bianca, è in programma il terzo appuntamento della rassegna Camera con Musica, in collaborazione con il Conservatorio di Como: Giovinezza e maturità, un concerto che evidenzia due dei tre periodi compositivi beethoveniani, in cui viene classificata la produzione dei quartetti, con l’esecuzione del Quartetto per archi n. 10 in mi bemolle maggiore, op. 74 "delle arpe" composto nel 1809, e dedicato al mentore e mecenate viennese Joseph Franz Maximilian VII principe Lobkowicz e a seguire il Quartetto in Fa maggiore op.18 n.1 del 1800, destinato al medesimo dedicatario.

Il Principe non solo era amico di Beethoven e grande estimatore, ma ne apprezzò talmente la maestria compositiva nei quartetti, da disporre di un assegno annuo di 600 fiorini per il compositore, cui regalò inoltre quattro strumenti: un violino e un violoncello di Guarnieri costruiti a Cremona fra il 1712 e il 1718, un secondo violino di Nicola Amati fatto nel 1667 e una viola di Vincenzo Ruger costruita nel 1690.

 

Diciassette quartetti per archi – sedici completi più la Grande Fuga, finale originario dell’op.130 – che coprono, con vistose pause, l’intero arco della vita del grande compositore tedesco. Questo lo straordinario corpus, cui vanno aggiunte giovanili opere ‘di studio’ e prime versioni dei quartetti che conosciamo nella stesura definitiva – caso raro e interessantissimo quello dell’op. 18 n.1, dato alle stampe come lavoro completo, ma successivamente rivisto e nuovamente pubblicato insieme agli altri cinque di questa prima raccolta, così come lo ascolteremo in questo concerto – che rappresenta una delle espressioni più alte del genere cameristico per eccellenza.

 

Un insieme che racchiude tradizione e sperimentalismo, in cui la duttilità dello strumento quartetto rende possibile a Beethoven l’esplorazione pressoché esaustiva di tutti i linguaggi musicali sino ad allora praticati e una apertura – visionaria? – verso il futuro.

Un’unica grande opera che pur nella estrema varietà stilistica e caratteriale di ciascuna sua parte, lascia scorgere una comune matrice e un cammino intimamente coerente e mai interrotto, un pensiero musicale che dai primi quartetti conduce al meraviglioso epilogo – artistico ed esistenziale –  dell’opera 135.

 

Chiara Maffeis, Leonardo Morosini e Daniele Rumi sono studenti del Triennio Accademico presso il Conservatorio comasco, di cui è stata allieva per lo stesso ordinamento anche Letizia Ricciardi, ora allieva del Conservatorio di Brescia. Chiara Roberta Bellavia e Luisa Giaconìa provengono dal Conservatorio di Palermo, istituto presso il quale hanno già conseguito la Laurea Accademica per il proprio strumento. Qualcuno è alle prime esperienze concertistiche in questa formazione. Comune è invece l’attività con orchestre, quelle delle rispettive scuole ma anche compagini professionali, o con gruppi cameristici diversi. I sei giovani esecutori sono stati tra i partecipanti al primo laboratorio di interpretazione dedicato ai quartetti di Beethoven. Parte pratica di un più ampio progetto pluriennale – Ludovico van: Beethoven raccontato attraverso i quartetti per archi ideato da Elena Ponzoni per il Conservatorio di Como, col desiderio di trasmettere l’esperienza vissuta – Quartetto Borciani, ndr – nel realizzare l’esecuzione integrale di queste composizioni.
Avventura artistica a suo tempo ospitata, tra altri, proprio dal Teatro Sociale di questa città. 


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