I vini che legano la propria vicenda al lago sono riconducibili non solo ai tratti più soleggiati delle sponde, a partire dalla Tremezzina, ma anche alle valli dei principali fiumi che vi sboccano, l’Adda e la Mera, ovvero la Valtellina e la Valchiavenna, in un’ideale corrispondenza al bacino idrografico. Nelle località lariane in senso stretto la produzione vinicola oggi è rilevante solo a Domaso, sulla sponda nord-occidentale, dove non a caso si trova il primo vigneto di questa ricognizione storica. La Valtellina, decantata dagli antichi per i suoi vini, è invece un distretto dove il paesaggio del versante retico, letteralmente tappezzato da vigneti a terrazze, testimonia la grande attualità di questa attività. La scelta in questo caso è caduta sul vigneto del monastero di San Lorenzo, alle porte di Sondrio. Infine, la Valchiavenna, affine alla precedente, ma dal carattere ancor più decisamente alpino, è rappresentata dal sorprendente vigneto di Palazzo Vertemate Franchi, a Piuro, all’attacco della strada che sale al passo del Maloja.
I vigneti a terrazze del lago di Como
Gli impervi versanti del lago di Como e delle valli alpine che vi sboccano hanno richiesto nei millenni un’estesa opera di sistemazione del territorio a fine agricolo. Per ottenere appezzamenti di terreno agevole sono stati formati dei ripiani sostenuti da muri di pietra a secco e colmati con terriccio di riporto. Sulle terrazze così ottenute cresceva di tutto: ortaggi e cereali, olivi e viti, agrumi e alberi da frutta, persino castagni. Si è trattato di un’opera immane, che nei secoli ha trasformato il paesaggio e richiesto una costante manutenzione delle murature di sostegno. L’abbandono dell’agricoltura del secondo Novecento però, ha fatto sì che il bosco abbia riconquistato gli antichi spazi, fin quasi alle rive. Strano a dirsi, ma, nonostante la crescita edilizia, il lago ha oggi un aspetto più naturale di cent’anni fa, quando la gente viveva per lo più dei prodotti agricoli. In tempi recenti si è capito che questo ritorno all’origine ha anche dei risvolti negativi, esponendo il territorio a un maggior rischio di dissesto. I muretti a secco, inoltre, sono stati riconosciuti come un vero e proprio habitat, caratterizzato da una notevole biodiversità. Da queste constatazioni deriva l’impegno a conservare per lo meno quel che resta di questo tipico paesaggio lariano.
Domaso. Vigneto Miglio / Cantine Angelinetta
Domaso è località di grande tradizione enologica sulla sponda occidentale del lago di Como. A mezzacosta, in località Pozzolo, si trova il vigneto impiantato da Gianfranco Miglio (1918-2001), noto studioso della storia lariana. La vigna è impostato tradizionalmente a ‘ritocchino’, ovvero con filari paralleli alle linee di massima pendenza. Le uve presenti sono le rosse Merlot e Marzemino, e le bianche Sauvignon e Verdese. Storicamente legate al territorio sono in particolare il vitigno Marzemino, forse giunto anticamente dal Trentino attraverso il passo dello Stelvio, e il vitigno Verdese, per il quale si ipotizza un’origine spagnola, senza però escludere che si tratti di una varietà autoctona, selezionata nei secoli dai vignaioli lariani. Il vigneto rientra oggi pertinenze delle Cantine Angelinetta di Domaso e i vini riportano in etichetta l’Indicazione Geografica Tipica (IGT) «Terre Lariane».
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