di Giovanni Alessi
dopo aver seguito con vivo interesse l’iter letterario della scrittrice sin dalla pubblicazione del suo primo romanzo “Simbiosi”, edito nel 1974.
“ Un profondo senso della famiglia”, si esprime, “in questo avvincente testo, che dimostra come la Marini sia legata a figure fondamentali della sua vita: la nonna e la zia. Trattasi di un’interazione tra parole ed immagini in un volume davvero eccezionale, che s’incarica di svelare il clamoroso retroscena sul furto di Monna Lisa, successivamente occultata sotto la tovaglia in tessuto damascato del tavolo della menzionata ava”.
Soggiungendo: “Quando il cerchio dell’esistenza si avvia inesorabilmente a chiudersi, prepotenti affiorano alla memoria immagini che pensavamo sepolte dalla coltre del tempo. Nitidi appaiono luoghi, nel passato frequentati, riemergono cari volti, che hanno inciso profondamente, ritratti indelebili nella tavolozza dell’anima.
… “Noi siamo fatti di noi stessi, di ciò che abbiamo vissuto… “, scrive Michele Prisco, impareggiabile scrittore della memoria. Nella radicalità della scrittura, come definire questo prezioso dono della Marini?... Non racconto, non romanzo, che implicano fantasia, immaginazione, trasfigurazione, quand’anche ispirate alla realtà.
Germana si fa dono con una storia di famiglia, di vita vissuta. Vita che supera spesso il più intrigante dei romanzi: fusione di commedia e tragedia, di riso e di pianto, nella gamma infinita dei sentimenti dell’anima.
Poetessa, narratrice, saggista, giornalista, ella rende partecipi i lettori di un segreto familiare, dopo averlo a lungo custodito, nell’intento di riabilitare la figura di Vincenzo Peruggia, che nel 1911 trafugò la celebre opera di Leonardo da Vinci; dal momento che sino ad ora la sua autentica personalità non era mai veramente emersa. Non a caso Roberto Allegri nella sua illuminante prefazione riassume così il senso del testo: “Un modo di fare amicizia col Peruggia, molto più simile a un don Chisciotte, o a un D’Artagnan, animato non tanto di patriottismo, quanto della forza più grande di tutte, quella che fa commettere le follie più temerarie, e cioè l’amore”.
“Lei sa raccontare con passione, con intensità, con molta verità umana!”, aveva scritto il compianto Giorgio Bàrberi Squarotti in una lettera autografa inviata alla Marini. Giudizio, questo, che in modo particolare si attaglia a quest’ultimo volume di Germana.
I libri, ripetiamo spesso, non si raccontano. Si leggono.
Pochi flash per stimolare al piacere del testo, fondamentale nella storia di uno dei quadri più famosi del mondo, opera di un genio universale dell’italica creatività”.
E Lorenza Rocco così conclude il suo suggestivo intervento:
“ Grazie, Germana! Buona lettura a tutti, con l’auspicio che il fascino e il mistero della stimolante vicenda ispiri un regista di fiction! “.
Germana Marini: “La Gioconda sotto la tovaglia di mia nonna”. Saggio introduttivo di don Antonio Mazzi, Prefazione di Roberto Allegri. Editrice Carabba, di Lanciano (Chieti). 2021
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