di Germana Marini
Le sue dita scorrevano celeri sul pianoforte sin dal primo mattino, non lasciando altro spazio che alla composizione di brani sempre più apprezzati e accattivanti. Conservati ora nel noto “Spazio Sacchi”, sito a Lecco in un’ala dello “Studio Musicale MI SOL” di Sabrina Lavecchia, vi sono parecchi ricordi.
Spazio traboccante di spartiti, foto che lo ritraggono ai “tempi d’oro”, allorché si esibiva con la moglie Adila nei locali più in vista dell’Italia e dell’estero, sino all’ultimo dirigendo il suo benamato “Coro Alpino Lecchese” e quello altrettanto caro di Premana. E, sparsi ovunque, cimeli d’ogni tipo, che fanno bella mostra di sé, rinomando poeti e scrittori che Sacchi ha gratificato, musicandone, come avvenuto per la sottoscritta, le opere letterarie. Dove su tutti spiccano le immagini degli adorati figli Monica valente pianista, Antonello, e la nipotina Francesca.
Nessuno, davvero nessuno, che manchi all’appello, soprattutto tra i suoi “amici fraterni”, primo fra tutti il noto violinista Peppino Mazzoleni, che così, sul nostro, si esprime: “ Quanti concerti abbiamo tenuto insieme! Un repertorio sempre più nutrito, e applaudito!... Tanto che per molto tempo, dopo la sua salita al cielo, non m’è parso vero che Francesco se ne fosse veramente andato, sentendolo ancora fisicamente vivo. Presente…. “.
“ Lo stesso è accaduto a noi”, è il commento della famiglia di Sacchi. Della figlia Monica, in specie, che del padre , musicalmente parlando, ha raccolto l’eredità. “Il suo spirito incessantemente aleggia tra le pareti domestiche! “ .” Che rimanga tuttora fra noi “, è il commento di coloro che gli erano più devoti, “ lo prova il fatto che sovente, di sorpresa, ci coglie la memoria di un suo tipico atteggiamento, o motteggio…”.
Il che prova che chi ha tanto contato nella nostra esistenza, rimane ad improntarla in perpetuo!
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