Gianfranco Colombo - Il 12 luglio del 1941 l’allora prevosto di Lecco, monsignor Giovanni Borsieri, benedisse e inaugurò la nuova chiesa dell’Istituto Airoldi e Muzzi a Lecco. Progettata dall’architetto Mario Cereghini, sarà consacrata nel 1942 dall’arcivescovo di Milano Cardinal Ildefonso Schuster, che la volle dedicata al Redentore ed a Santa Caterina da Siena. Fu lui a celebrarvi la prima messa.
Questo ritardo nella consacrazione dice chiaramente come la chiesa di Cereghini non fu accolta bene, c’era troppo modernismo per i cattolici conservatori. I motivi dei tanti mugugni che dovettero attraversare la città è ben sintetizzato da Maria Grazia Furlani in un articolo apparso su Archivi di Lecco (luglio-settembre 1983): «Il linguaggio tipico dell’architettura religiosa nella chiesa dell’Airoldi e Muzzi è usato in modo non convenzionale. Il campanile, poi, è metafisico… ricorda l’atmosfera di certi quadri di De Chirico e ha solamente la funzione di concludere, contrastandolo, il volume della chiesa che è esteso prevalentemente in orizzontale»,.
Nel complesso, conclude la Furlani, «la chiesa ha l’aspetto di un piacevole luogo di riunione piuttosto che si un monumento, parla cioè un linguaggio che appartiene alla dimensione umana più che a quella trascendente». La chiesa progettata da Mario Cereghini, è un edificio con struttura in cemento armato e muratura costituito da una navata centrale e due navate laterali con matronei. Il prospetto di ingresso è semi circolare con un portico inferiore e una porzione superiore con cantoria che congiunge i matronei. L’altare è rialzato con nicchia semicircolare e corpi accessori in fregio, mentre il campaniletto a vela si trova sul lato ovest. Sull’importanza di questo edificio sacro, sono illuminanti le parole di Alberto Sartoris (1901-1998) uno dei più grandi architetti italiani: «L’ordito dell’ombra e della luce consacra gran parte della plastica compositiva e dell’inventiva costruttiva nella Chiesa degli Istituti Airoldi e Muzzi, a Lecco, innalzata negli anni 1938-1939.
Un dinamismo di volumi, di forme e di solidi della geometria è affermato da una tessitura architettata del chiaroscuro e della luminosità. Malgrado la mancanza di bussole, si può considerare questo edificio come una delle opere più generose, più rigorose e più complete di Mario Cereghini». Poiché l’architetto lecchese non volle lasciarsi mancare nulla, chiamò ad affrescare la chiesa Ennio Morlotti, un pittore lecchese praticamente sconosciuto. I due si erano conosciuti due anni prima ad una mostra sul paesaggio lecchese. L’affresco di Morlotti misura 21 metri e corre lungo tutta la parte curva della c hiesa. Il pittore dipinge una processione guidata dal cardinal Schuster e vi raffigura molti personaggi del tempo, tra cui lui stesso e l’architetto Cereghini.
Inutile dire che anche quest’opera suscitò non pochi mormorii, ma continua ad essere anche oggi uno dei capolavori di Morlotti. L’affresco, oltre ai personaggi già citati, raffigura il pittore Umberto Lilloni, gli avvocati Carlo Corti, Vincenzo Condò, Luigi Lillia, Adolfo Rosa e Floriano Sordo, Angelo Bettini, Gino Lui, Angelo Pizzi, Pino Tocchetti, Giovanni Cereghini, Ulisse Guzzi e altri. «La rappresentazione è alquanto complessa – scrive Angelo sala nel primo volume di “Pietre di fede” – Si snodano ben ottantatré figure e sette cavalli. All’inizio e alla fine dell’affresco troviamo due elementi architettonici, due archi marcatamente dell’epoca littoria davanti ai quali sostano due gruppi di donne con dei bambini intenti a salutare il passaggio della processione sventolando un fazzoletto. Una donna ha il braccio alzato e nel gesto c’è chi vede un saluto fascista.
Quanti sono intervenuti al passaggio della processione sono solo figure femminili e bambini. Vi sono dipinti anche tre gruppi di monache. Tra leprime vi è rappresentata suor Berenice Biancotti, sacrestana della chiesa e presente a Germanedo sin dal 1936». Un’opera unica nel suo genere, che si rivela sempre più coerente con l’architettura di Mario Cereghini. D’altra parte la chiesa degli Istituti Airoldi e Muzzi è uno degli edifici architettonicamente più importanti della nostra città. Dimostrazione palese che le critiche dei contemporanei non avevano compreso lo sguardo proiettato al futuro della coppia Cereghini-Morlotti.
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