“L’abbiamo detto fin dalla sua presentazione: il Superbonus 110% è una misura fondamentale per la riqualificazione delle nostre città e per sostenere un’edilizia all’insegna della sostenibilità. Ma senza una proroga immediata al 2023 di questa misura e una sua decisa semplificazione, il rischio è che in questo clima di incertezza il motore della ripresa si spenga”. Ad affermarlo è Sergio Piazza, presidente di ANCE Lecco Sondrio, condividendo quanto espresso dai vertici nazionali dell’associazione in occasione dell’audizione informale presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera.
“Sono le stesse osservazioni e richieste che sono emerse anche dal recente evento promosso da ANCE, che ha visto riunite ben 19 sigle della filiera dell’edilizia, dei lavoratori, dei professionisti, degli amministratori di condomini, degli ambientalisti. – continua Piazza – Del resto se è vero che questo motore è stato messo in campo dal Governo e sostenuto da tutto il Parlamento, non possiamo perdere l’occasione che ci si offre, anche alla luce del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Superbonus infatti rappresenta uno strumento unico per avviare un concreto processo di sviluppo sostenibile e di miglioramento ambientale, di rilancio rapido e di crescita del PIL e di buona occupazione e di miglioramento della qualità e valorizzazione del nostro patrimonio immobiliare”.
Di settimana in settimana, i dati forniti dall’Enea confermano la continua crescita del numero dei cantieri, in tutta Italia. Sebbene lo strumento sia operativo da pochissimi mesi, già circa 13.000 sono gli interventi, con una prevalenza delle case unifamiliari, per un totale di 1,6 miliardi di euro, con un importante impatto anche in termini di posti di lavoro.
“La mancanza di certezze sul futuro del provvedimento e la parziale proroga a fine 2022 per i soli condomini prevista dal DL 59/2021, determina un quadro di incertezza che rende impensabile programmare attività, investimenti e assunzioni. Inoltre è pura illusione che i condomìni siano in grado di deliberare, progettare, affidare lavori e aprire i cantieri e concluderli in tempo. Per il superbonus occorrono 36 procedure complesse, suddivise in 8 fasi, da mettere in fila, oltre ad almeno cinque assemblee prima di avviare i lavori, attese di mesi per accedere ai documenti di alcuni Comuni per la verifica della conformità edilizia e circa 40 documenti da caricare nelle piattaforme per la cessione del credito. Inoltre i progetti di demolizione e ricostruzione, che sono la vera rigenerazione urbana, hanno bisogno di tempi ancora più lunghi, connessi alla fase di acquisizione del vecchio immobile, della sua demolizione, della ricostruzione e della successiva vendita che deve comunque avvenire entro la scadenza dell’agevolazione, oggi fissata al 30 giugno 2022”.
In particolare Ance ha richiesto: di semplificare l’accertamento dello stato legittimo degli edifici, prevedendo sempre la CILA con esclusione solo degli interventi di demolizione e ricostruzione, e le procedure di rilascio dell’autorizzazione per gli immobili ricadenti in zona paesaggistica; di estendere l’agevolazione agli immobili delle imprese; di intervenire sulla demolizione-ricostruzione in caso di piani di recupero, rendendo fruibile l’agevolazione anche per gli interventi realizzati nell’ambito di piani urbanistici di recupero approvati prima del 1 gennaio 2017 anche se la demolizione è stata eseguita prima di questa data.
Oltre a ciò, ANCE evidenzia alcune necessità di carattere interpretativo in materia di: requisiti di miglioramento energetico per immobili vincolati, possibilità di cessione o sconto per gli acconti relativi agli interventi di demolizione e ricostruzione, possibilità di correzione delle asseverazioni per il tecnico abilitato/professionista, semplificazione per l’occupazione del suolo pubblico nell’ambito di realizzazione dei cappotti termici, possibilità per il tecnico di dimostrare il miglioramento della classe energetica (tramite APE) senza considerare tutte le unità immobiliari presenti ma almeno la metà, se rappresentano almeno il 50% della superficie utile complessiva dell’edificio.
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