In una pubblicazione data alle stampe nel 1975 la validità di un messaggio da trasmettere alle nuove generazioni
di Claudio Redaelli - Non è lontana la data in cui il Paese celebrerà la festa della Liberazione, anniversario che, oltre a dar modo di ricordare i nostri caduti per la Patria, deve dare impulso anno dopo anno allo studio della Resistenza e dei suoi valori, per far conoscere in particolare alle giovani generazioni una grande esperienza dalla quale molti insegnamenti possono e devono essere tratti.
A questo riguardo merita una citazione la pubblicazione data alle stampe nel 1975 da Paola Mauri dal titolo La Resistenza e la lotta di Liberazione a Cantù.
Era il trentesimo anniversario della liberazione del Paese dall’oppressore nazifascista e l’allora sindaco di Cantù, Carlo Camponovo, scriveva: “La storia della Resistenza della nostra città costituisce il primo valido contributo per la conoscenza di fatti, avvenimenti e persone che hanno concorso con il loro sacrificio e i loro ideali alla riconquista di quelle libertà civili e politiche che il ventennio fascista e la tragedia successiva all’8 settembre 1943 avevano completamente annullato”.
“Essa rappresenta quindi innanzitutto - aggiungeva Camponovo - un atto di doveroso omaggio a quanti con il loro esempio e la loro azione hanno partecipato direttamente alle vicende storiche di quel periodo. Ma costituisce anche, con la descrizione a volte scarna e pur sempre efficace, un documento che dà la misura della crudeltà cui erano giunte le aberrazioni nazifasciste anche nel nostro territorio”.
Il primo cittadino canturino concludeva: “Essa vuole infine ricordare ai giovani e a tutta la cittadinanza la tragica realtà in cui si è mossa la dittatura fascista, perché si possa combattere con estrema decisione ogni tentativo di ritorno al passato, difendendo con ogni mezzo le libertà democratiche della Costituzione repubblicana così duramente conquistate”.
Il libro di Paola Mauri si apriva con una serie di accenni alla situazione economica del Canturino per poi passare alla trattazione dei fatti a partire dall’8 settembre 1943 fino ad arrivare alla primavera del ’44.
Seguivano il capitolo dedicato alla formazione delle bande armate e alle prime azioni militari e il racconto del drammatico inverno di quello stesso anno. Spazio quindi alla preparazione dell’insurrezione e alla liberazione. “Non finiva però la Resistenza - scriveva l’autrice della pubblicazione - perché le idee e i princìpi che avevano animato quegli uomini non potevano scomparire con la pace, finire nel nulla. La Resistenza non era solo opposizione al nazifascismo, era anche richiesta e desiderio di nuovo, di democrazia, di progresso. Troppe volte, negli anni che seguirono, quelle idee verranno calpestate, troppo spesso la resistenza verrà dimenticata”.
“E per evitare che tutto ciò che debba ancora accadere - concludeva Paola Mauri - è necessario fare della Resistenza e degli avvenimenti che la animarono argomento di stimolo continuo e di meditazione, specie per le giovani generazioni”.
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