Le cene al ristorante sono indicate come priorità da quasi un italiano su tre (30%) che desidera la riapertura di pub, ristoranti e agriturismi per tornare a trascorrere momenti conviviali a tavola insieme a parenti e amici. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto on line sul sito www.coldiretti.it diffuso in occasione dell’annuncio da parte del premier Mario Draghi delle zone in giallo rafforzato a partire dal 26 aprile anche con la possibilità di aperture serali della ristorazione all’aperto. Una misura attesa dopo mesi di lockdown che hanno primato gli italiani di una componente importante della socialità e tagliato pesantemente i redditi degli operatori con un crollo del fatturato della ristorazione del 42% nel 2020.
Se l’apertura serale a cena vale l’80% del fatturato, la possibilità di riaprire le attività di ristorazione sfruttando gli spazi all’aperto salva moltissime realtà del settore tra le quali – sottolinea la Coldiretti – anche i 24mila agriturismi italiani che possono contare su ampie aree all’esterno. Un beneficio che si trasferisce a cascata sull’intera filiera con 1,1 milioni di tonnellate i cibi ed i vini invenduti dall’inizio della pandemia Si stima che 330mila tonnellate di carne bovina, 270mila tonnellate di pesce e frutti di mare e circa 220 milioni di bottiglie di vino – sottolinea la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili. Al danno economico ed occupazionale si aggiunge il rischio di estinzione per oltre 5mila specialità dell’enogastronomia locale, dai formaggi ai salumi fino ai dolci, per la mancanza di sbocchi di mercato per l’assenza di turisti e la chiusura di ristoranti e agriturismi dove le tradizioni dai campi alla tavola sono tramandate da secoli.
Complessivamente nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che – conclude Coldiretti – vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale.
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