L’iniziativa rientra in un progetto promosso dal COE e finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo
Il progetto è stato promosso e coordinato dal COE - Centro orientamento educativo e sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
Attraverso le fotografie di Stefano Graziani, il libro presenta i 12 giochi nati dal lavoro degli studenti, mentre i testi di Michele Brunello, Paul-Henri Souvenir Assako Assako, Prashanth Cattaneo, Lionel Manga, Iolanda Pensa e Luca Fois affrontano il tema del gioco da prospettive diverse, mettendo in luce la relazione tra design, educazione e cooperazione.
Il racconto dell’esperienza e della metodologia seguita nel workshop è inserito nell’attuale scena creativa di Douala, metropoli di recente espansione e centro economico del Paese.
Gli architetti di “Dontstop Architettura” hanno proposto, partendo da una lettura particolare dei grandi maestri del design milanese, il tema del gioco come oggetto, spunto, metodo, metafora, linguaggio e soggetto del progetto di design.
Lo sviluppo dei progetti è partito da una rilettura contemporanea dei giochi tradizionali del Camerun per poi focalizzarsi sulla rielaborazione dei grandi giochi della cultura internazionale, dal Lego al Meccano arrivando all’Indovina chi, reinterpretati con un approccio progettuale camerunense.
Sperimentando una metodologia di design basata sull’immaginazione e su un’indagine più ampia della realtà, anziché sulla risposta a specifici problemi, gli studenti della Libre Académie des Beaux-arts Douala hanno progettato oggetti dalla forte valenza empatica: nel processo di continua de-alfabetizzazione e ri-alfabetizzazione del mondo, il linguaggio del design può giocare una partita importante ed empatia potrebbe essere la prossima parola che aiuterà a fare la differenza.
Ciascuna delle tre sezioni del libro è stampata su una diversa carta: carta usomano, carta patinata opaca e carta colorata in pasta.
“Come associazione da sempre impegnata in progetti di educazione e formazione in Italia e all’estero - spiega Prashanth Cattaneo del COE - consideriamo questa pubblicazione e la mostra correlata un contributo interessante del progetto “CAMon! Promuovere arte e cultura: capacity building, impresa sociale e istruzione in Camerun” e allo stesso tempo una buona pratica di promozione dell’arte e della cultura in Camerun, Paese dove abbiamo iniziato a operare agli inizi degli anni Settanta, fin da allora anche nel settore del patrimonio culturale diffuso sul territorio nazionale”.
“Dopo la presentazione dei prototipi sviluppati dagli studenti nella mostra allestita a Milano nei mesi prima di Natale in due spazi espositivi diversi - aggiunge Cattaneo - ora presentiamo questo nuovo catalogo, un libro volutamente in tre lingue affinché possa essere fruito a livello internazionale da studenti, professionisti dei settori del design e della formazione, operatori della cooperazione.Inizieremo il book-tour online a causa della pandemia. Il primo evento sarà durante gli incontri di AnthroDay 2021 - Antropologia pubblica a Milano e precisamente sabato 20 febbraio alle ore 15”.
Dal canto suo Michele Brunello, di “Dontstop Architettura”, afferma: “Il nostro obiettivo fin dall’inizio è stato quello di dare strumenti e non soluzioni e rendere consapevole la progettazione di un gioco ci sembrava più utile rispetto a fare l’ennesimo progetto di “emergency design” ispirato a collage di idee recuperate da Internet”.
“La componente psicologica, identitaria, relazionale, tecnica che abbiamo voluto stimolare - aggiunge - non aveva l’obiettivo di articolare risposte concrete alle esigenze impellenti, piuttosto mirava ad articolare nuove domande poste in maniera corretta, aiutando poi ognuno ad affinare gli strumenti con cui affrontarle. Proporre la progettazione di un gioco è una cosa molto seria e il nostro obiettivo è stato trasmettere un “modus operandi” progettuale, con componenti tecniche ma soprattutto umanistiche. Sulle tecniche in sé, in molti casi i ragazzi erano già progettisti o artigiani completi, a volte più esperti di noi, soprattutto nel “maneggiare” le risorse locali”.
“I risultati sono stati anche esposti nella mostra itinerante “How do you play?” - conclude Brunello - ed è immediatamente visibile la grande componente empatica dei prodotti. Dare un valore empatico agli oggetti fa sì che ci affezioniamo ad essi, diventano più duraturi, si “consumano” in un tempo infinitamente maggiore del ciclo di vita degli altri oggetti contemporanei”.
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