In un libro pubblicato nel 2009 dallo scrittore e giornalista Franco Bartolini significative pagine di storia locale
di Claudio Redaelli Andar per castelli e scoprire quelli edificati sul Lario e in Ticino, imparando a conoscere anche significative pagine di storia locale, a partire da onori e misfatti delle famiglie Visconti e Sforza e dai loro numerosi possedimenti, in particolare proprio nel territorio lombardo-ticinese.
Storia, segreti e leggende dei castelli medievali dell’Insubria racchiusi in un libro dato alle stampe nel 2009 da Franco Bartolini, scrittore, fotografo e giornalista scomparso nel 2014 all’età di 78 anni dopo aver vissuto per decenni nell’Erbese.
Castelli da scoprire del Lario e del Ticino il titolo di quella bella pubblicazione realizzata in collaborazione con l’Aero club Como.
Ecco poi lo spazio riservato da Bartolini al “castrum Leuci” e all’antica Lecco. Diciotto secoli di fortificazioni una sull’altra. Dal console Marcello ai Visconti-Sforza, dagli spagnoli ai francesi. Mura che tuttora sostengono il campanile e la Basilica di San Nicolò, il borgo medievale, lo stesso Ponte Vecchio costruito nel 1337. Insomma una città divenuta con gli anni a vocazione industriale “ma con un cuore segreto - per dirla con le parole dell’autore del libro - che ancora batte”.
Interessante anche il capitolo dedicato alle antiche rocche scomparse o trasformate in ville. “Scontri armati, incendi, picconate, incuria, agenti atmosferici, furti di pietre - scrive Bartolini - Di tutto e di più per cancellare un passato di onori e di ospitalità a una folla di nobili. E sui resti l’uomo ha ricostruito case gentilizie a proprio beneficio”.
Spazio poi alle torri “sempre all’erta”. Franco Bartolini aveva collocato quelle più intrise di storia a Introbio, Lenno, Rodero, Valbrona, Cortenova, Castello Brianza, Esino Lario, Eupilio, Longone e Cremella, prima di arrivare a parlare del Medeghino “precursore dei sequestri di persona”.
“Gian Giacomo de’ Medici, pirata del Lago di Como e abile capitano di ventura - scrive Bartolini nella pagine conclusive del libro - fece suoi numerosi fortilizi medievali e li trasformò in punti strategici per le sue scorrerie. La rocca di Musso, in particolare, era imprendibile. Il Medeghino seminò il terrore in un raggio di cento chilometri e la sua resa costò cara agli avversari”.
Tante e molto belle (alcune anche particolarmente suggestive, degne di un bravo fotografo) le immagini che corredano Castelli da scoprire del Lario e del Ticino.
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