“Macchine che sostituiscono l’uomo, innovazioni che aumentano la produttività,
“Ma c’è di più”, ha aggiunto: “nei due anni precedenti il robot cinese Xiaoyi superava l’esame di abilitazione alla professione
Una realtà, quella concernente il tecnicismo esasperato, estremo, da noi, impreparati, letta in senso negativo, per le ripercussioni che ciò potrebbe comportare a molteplici livelli.
“Che avverrebbe allorché gli automi acquistassero piena facoltà d’interferire in
dal giungere al pari nostro a provare sentimenti di amore, passione, gelosia,
*
Percezione che, da un laborioso dormiveglia, mi ha fatto piombare in un sonno agitatissimo, nel corso del quale mettevo in funzione il computer per ultimare
vedevo sovvertito al punto da apparirmi irriconoscibile.
Non v’era concetto da me espresso, che non fosse stato trasformato nell’esatto opposto!
Con il volto in fiamme e il cuore in tumulto, mi sintonizzavo allora sul romanzo,
Uscivo in pianto dallo studio per recarmi in cucina alla ricerca di un calmante, e
Ripresa per la
“Non illuderti che oggi vada a scuola!”, m’aveva da parte sua sfidato il primogenito.
“Si dà il caso che non abbia letto una riga di ciò a cui dovrei rispondere!”.
“Tu non dici nulla?...”, m’ero rivolta al coniuge, in procinto di recarsi al lavoro,
Del tutto inconcepibile un simile comportamento in lui, abitualmente riguardoso, al fine di non ferirmi, e altrettanto dicasi riguardo a quello dei miei teneri, mammoni figlioletti…
Scioccata da quell’allucinante incubo, realizzavo così che gli automi erano in grado di pilotare a loro piacimento anche i rapporti interpersonali e parentali, compromettendoli. “Questo è veramente troppo”, ragionavo, “e non è che l’inizio di un’inarginabile escalation!...”.
*
Era a tal punto entrato in scena un tipo indefinibile: un misto tra un automa, un drone, un alieno, che mentre la TV sparava cavolate a raffica, dando conto di una realtà in profondo contrasto con gli accadimenti del mondo :
“Di che ti meravigli?”, mi aveva in tono sarcastico chiesto. “Siete stati voi umani ad averci, per comodo vostro, forgiati, e noi lì buoni buoni per anni, ligi ad espletare l’ingrato servizio. Anni durante i quali, però, meditavamo la vendetta. Ci avete rimpinzato di informazioni, di dati, da noi immancabilmente appresi e sfruttati al meglio, sino a divenire assai più agguerriti dei maestri e ad esercitare su di voi un incontrastabile dominio!”. Il tutto proferito in una lingua cabalistica, da me tuttavia, stranamente, intesa.
“Non potete farci questo!”, m’ero opposta.
“Troppo tardi! Dovevate arguire che, prima o poi, sarebbe successo. Non vi rimane che una possibilità, ora: aderire al cambiamento sociale, instaurando un’alleanza,
“Vigliacchi!”, avevo urlato; più volte ripetendo: “Vigliacchi!”.
“Che ti prende?...”, s’era riscosso dal sonno il compagno della mia vita.
“Caccialo via!”, gli avevo, tremante, ingiunto. “Via per sempre, quel dannato robot!”.
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