Il nuovo numero di “Tri agun news” racconta i mesi difficili della pandemia e dell’isolamento vissuti dalla struttura lecchese
(C.Bott.) E’ interamente dedicato alla pandemia di Covid-19 e all’emergenza sanitaria il nuovo numero del notiziario del Centro diurno “Il cerchio aperto” di Lecco. Riflessioni e racconti riportati su “Tri agun news” non potevano in effetti prescindere dalla situazione che tutti stanno ancora vivendo a partire da quel 24 febbraio 2020, quando accadde… un fatto sconvolgente.
“Eravamo tanti quella mattina al centro diurno - scrive Nadia Colombo nel servizio introduttivo - e aspettavamo che iniziassero le piacevoli attività quotidiane. C’era un’atmosfera strana e di agitazione. Inaspettatamente l’infermiera ci convocò tutti in salone per dirci che non avremmo più potuto fare assembramenti e che sarebbe stato meglio restare a casa per proteggerci dal nemico invisibile, il coronavirus”.
“Ognuno di noi lasciò con rammarico il Centro per rientrare alle proprie abitazioni - aggiunge - senza sapere quando avremmo potuto tornare alla normalità. Disorientamento, paura e incertezza cominciarono a regnare dentro di noi”.
Tutto quello che ne è seguito, verrebbe da dire, è cosa nota. Passarono i mesi e in estate il centro diurno aveva ripreso gradualmente gli incontri e qualche attività, oltre ai colloqui individuali con gli educatori. Ma ad attendere tutti c’era purtroppo la cosiddetta seconda ondata.
“Tri agun news” non si è comunque fermato e nel nuovo numero vengono raccontati come detto esperienze e vissuto di questo periodo attraverso poesie, racconti del quotidiano, fotografie e disegni, “nella speranza che il nostro mondo - per dirla con le considerazioni finali di Nadia Colombo - possa incontrare il vostro e far risuonare emozioni e magari anche suggerimenti e scoperte inaspettate che il lockdown ci ha fatto intravedere”.
Non a caso, del resto, per “cerchio aperto” responsabili, educatori, animatori e gli stessi abituali frequentatori della struttura lecchese intendono un contenitore in cui convogliare riflessioni, idee e pensieri che prendono forma e fuoriescono trasformate in parole e in immagini di interessante profilo.
Spazio allora, restando sempre al nuovo numero del notiziario, ai racconti di Luigi Milani e Giampaolo Agrati e alla lucida riflessione di Pietro Benaglio sul senso del sacro ai tempi del Covid-19.
“Tutto il periodo del lockdown mi è sembrato interminabile - scrive - eppure nel silenzio della mia casa ho trovato Dio nella lettura della Bibbia e nella contemplazione delle mie numerose icone. Ho riscoperto il senso di un sacro quasi monastico, isolato dal mondo, che mi ha certamente rigenerato… Il Covid mi ha insegnato a guardare al crocifisso come a un amico. Con le braccia sempre spalancate ad abbracciare il mondo, anch’io mi sono sentito abbracciato. Ricorderò per sempre quel lungo periodo di isolamento in cui non è mai venuta meno la speranza. Parola chiave, questa, per riprendere il mio cammino di credente e proiettarmi in un futuro più sereno”.
Significativa, sfogliando il periodico del “Cerchio aperto”, anche la riflessione di Vittoria sulla sua primavera “tra quattro mura”, così come le considerazioni su pregi e virtù del confinamento.
Nelle pagine conclusive di “Tri agun news” non mancano neppure gli spazi dedicati alle ricette… anti Covid - tra le altre quella della piazza, rigorosamente fatta in casa - e alla letteratura (e nello specifico ai fumetti, ma non soltanto), prima del cruciverba finale e soltanto dopo aver riflettuto su un testo a firma ancora di Nadia Colombo. Ha per titolo “E’ mattina” e recita: “Un bambino corre felice alla finestra, ma tutto è silenzio e deserto. “Mamma!”, chiama. “E’ finito il mondo. Non c’è più nessuno”. Spiega la mamma: “No, amore mio, è il virus che fa restare tutti chiusi in casa”. “E come faccio a giocare con i miei amici?”. “Fino a che non sparisce questa epidemia, non si può”. Dice il bambino: “Meno male mamma che ci sei tu, che come una fata farai guarire tutto il mondo, che ricomincerà a vivere e a parlare. E noi potremo tornare felici come prima”.
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