Gianfranco Colombo- E’ in libreria da pochi giorni il nuovo romanzo di Andrea Vitali. S’intitola “Il metodo del dottor Fonseca” ed è edito da Einaudi. «E’ un romanzo che ho nel cassetto da parecchi anni. Credo che la prima stesura risalga addirittura a quindici anni fa. – ci dice lo scrittore – L’ho scritto e riscritto parecchie volte ed ora finalmente ha una sua dimensione definitiva». Protagonista di queste pagine è un ispettore che, dopo mesi trascorsi per punizione dietro una scrivania, viene inviato in un paesino sperduto di montagna, vicino al confine, per prendere atto di un omicidio che pare già risolto. E’ stata trovata assassinata una donna ed il presunto assassino è il fratello, un giovane con disturbi mentali, che abitava con lei ed è improvvisamente scomparso. Un uomo di città, dalla vita disordinata e senza schemi, viene catapultato ai margini del mondo e per la precisione a Spatz, uno di quei posti in cui teoricamente non dovrebbe mai succedere nulla. Il paese è dominato da due montagne, il Salter e il Danzas, che nulla hanno a che fare con le immagini edulcorate delle cartoline per turisti. Sono minacciose e incombenti e Spatz è incassata in mezzo a loro: «Avevo perso il conto delle curve quando imboccai un breve rettilineo che, finalmente in piano, mi portò nella piazzetta di Spatz. Ormai annottava. Parcheggiai con un sospiro di sollievo, non mi sembrava vero di essere arrivato, scesi. Mi accolse una sberla di aria fredda; inalandola sentii i polmoni bruciare. Il silenzio sembrava conferire al buio ancora più sostanza.
Le sagome delle montagne erano nere sul fondo di un cielo limpido, profondo. Mi guardai attorno. C’era un’osteria con alloggio, la Pensione del Sole, fantasia fuori luogo per quell’ora e con quella temperatura». E’ l’inizio di una storia fatta di contrasti e di apparenze che vogliono nascondere la verità. «Questo romanzo – ci dice ancora Andrea Vitali - nasce essenzialmente da una suggestione ambientale. Per la precisione da un pomeriggio passato in una stübe della Val Bregaglia con il pittore Bruno Ritter. Era una giornata fredda e intorno a noi c’erano neve e ghiaccio, una dimensione che mi è rimasta dentro. A questa aggiungiamo le suggestioni di certi romanzi di Friedrich Dürrenmatt, che è uno dei miei autori preferiti, ed eccoci al mio romanzo. E’ evidente che con una o più suggestioni non fai un romanzo, non le devi mollare, le devi tenere dentro, ma poi devi metterci una storia e dei personaggi. Mi era successa la stessa cosa prima di scrivere “Dopo lunga e penosa malattia”. Era appena morto mio padre, ero ancora turbato e poi è arrivato un novembre piovoso e freddo, da lì è nata poi una storia. E’ un po’ come avere una tela con dei colori sopra a cui devi dare una forma». Per la prima volta, dunque, il protagonista di un romanzo di Andrea Vitali è un ispettore, ma lo scrittore ci tiene a precisare che non ci sarà alcuna serialità: «Il mio è un poliziotto anomalo e vorrei dire subito che non sarà protagonista di una serie. Non a caso non ha nemmeno un nome. E’ il protagonista di questa mia nuova storia ma finisce tutto lì». Resta allora la soddisfazione di poterci godere un romanzo di grande spessore, il cui protagonista, apparentemente scettico e disincantato, si trova improvvisamente calato dentro una dimensione parallela rispetto a quella della vita “normale”. Grazie al signor Ermini, anche lui ospite della Pensione del Sole, il nostro ispettore conoscerà la realtà inquietante di un vecchio sanatorio ospitato in un “luogo di nessuno” chiamato “terra morta” e soprattutto imparerà a dare la giusta importanza ai sogni: «Gli aspetti paranormali – continua Andrea Vitali - sono parte integrante di queste pagine. Sono dimensioni a cui penso da anni. Del resto i greci non dicono “ho fatto un sogno”, bensì “ho visto un sogno”. E’ un modo di esprimersi ma anche di pensare che ti mette nella condizione di credere che il sogno appartenga ad un’altra realtà ma sia qualcosa di concreto. E’ il concetto che è alla base del sogno di un personaggio come Ermini, che ha un ruolo importante nel romanzo. Questo legame tra metafisico e realtà mi consente di introdurre un elemento alieno, che come accaduto in “Documenti, prego”, l’altro mio romanzo edito da Einaudi, mi consente di staccare la storia dal giallo tradizionale». In questo romanzo si svolge così un’indagine che non dovrebbe nemmeno essere condotta e il merito va tutto ad un sogno. Quello che doveva essere un delitto “senza pretese”, una questione di paese da risolversi sotto gli orridi bastioni del Salter e del Danzas, si trasforma in qualcosa di più complicato. Ci sarà bisogno di un maiale morto e di una benedetta predisposizione telepatica per arrivare alla verità. Il tutto in un paesino in cui i segreti sono molti di più del numero degli abitanti.
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