Cesare Perego Dal Belvedere all’interno del Parco Valentino, si gode un’ampia vista sulla pianura e sui monti circostanti: è possibile osservare la città e il lago di Lecco, i laghetti della brianza, il Monte Barro, i Corni di Canzo, la vetta del Coltignone , il Torrione Diaz e il Coltignoncino, la pianura milanese fino ad avvistare gli Appennini, nelle giornate più nitide.
Lungo il percorso che da Lecco porta ai Resinelli, si possono osservare le diferenze di paesaggio che intercorrono tra la pianura e i pendii montani e la vegetazione ne è la cartina trornasole.
I primi alberi che si osservano, a bassa quota, sono le Querce e i Carpini bianchi mentre, man mano che si sale, si fanno più evidenti le specie di media quota quali il Castagno, il Frassino, e il Pino silvestre che, insieme al Pino nero costituisce gran parte del lungo filare di conifere coltivate che costeggiano questa strada realizzata negli anni trenta del 900. Più in alto, questi non trovano più il loro clima ottimale;vi si incontrano invece il Faggio fino a 2000 metri e l’Abete rosso fino a 2300 metri reistenti al freddo e, per tanto adatti alla vita sui versanti montani. Sparsi tra gli alberi, là dove trovano le condizioni più adatte, vivono altre specie quali l’Ontano bianco e il Salice che afondano le radici in suoli freschi e umidi.
Tra le varie fasce di vegetazione, nei boschi e ai loro margini, si trovano anche numerose piante utilizzate dall’uomo, specialmente nel passato: l’Acero di monte ha un legno adatto alla fabbricazione di mobili, la Betulla era utilizzata per la costruzione di sci e zoccoli e il Larice che veniva impiegato per la realizzazione di numerosi manufatti.
La vegetazione ad alto fusto tende a raggrupparsi in fasce omogenee, controllate principalmente dall’altitudine, secondo uno schema ben preciso.
Foresta caducifoglia submontana: alberi di bassa quota che in autunno lasciano cadere le foglie, con prevalenza di querce e castagni.
Foresta caducifoglia montana: alberi di media quota che in autunno lasciano cadere le foglie, in prevalenza faggi, aceri e betulle.
Foresta ad aghifoglie alberi che in autunno mantengono le foglie, come gli abeti, con l’eccezione dei larici che le pardono.
Percorrendo questo itinerario si può verifcare, però, come tali fasce vegetazionali non sono, poi così rigide: i larici ad esempio, già usati anticamente per la costruzione di travi per le case, si trovano anche a quota basse in quanto coltivati dall’uomo allo scopo di efettuare rimboschimenti.
Sotto le ampie chiome degli alberi si possono ammirare varie specie di arbusti, che spesso si adattano a vivere nella perte più ombreggiata del bosco e dei suoi impervi, come il Pero corvino, capace di affondare le proprie radici perfino fra le essure della roccia. Gli arbusti hanno grande importanza ecologica in quanto sono risorsa vitale per centinaia di specie di insetti e numerose specie di uccelli, mammiferi, rettili ed anfibi: lo scoiattolo è ghiotto di frutti del Nocciolo, la capinera si nutre delle bacche di Sambuco, il tordo dei frutti del Biancospino. Gli arbusti, ospitano inoltre, piccoli parassiti che sono nutrimento per cinciallegre e altri insettivori, mentre i loro rami offrono rifugio e l’ambiente idoneo per il nido, o sono utilizzati come posatoi per l’avvistamento di prede. L’uomo infine, utilizza fin dall’antichità i frutti del Lampone per cibarsene, le bacche del Ginepro comune per insaporire le carni, quelle della Rosa canina per preparare composti e infusi, i rami di Agrifoglio per scopi decorativi.
Anche il nostro territorio, pur vantando numerose piante rare ed endemiche, non è esente dall’invasione di specie provenienti da altri continenti, importate dall’uomo per vari scopi. Tra queste basti ricordare la Robinia e il Pino strobo, importate dall’America Settentrionale tra i secoli XII e XIII. Entrambe furono introdotte per fini ornamentali, e vennero in seguito utilizzate come legna da ardere e per rimboschire e contenere argini e scarpate, data la loro capacità di crescita veloce e di adattamento a vari tipi di terreni. La Robinia inoltre, è dotata di fiori profumati dai quali le api ricavano un ottimo miele.Tuttavia proprio per le loro caratteristiche di adattabilità e per l’assenza di nemici naturali specifici, in territorio europeo queste piante sono divenute invasive, a danno di specie autoctone particolarmente negli ambienti pianeggianti e collinari.
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