Di Gianfranco Colombo Proprio in questi giorni stanno procedendo i lavori di sistemazione del ponte Kennedy a Lecco. Da sempre è stato per noi il segno del cambiamento dei tempi e della necessità di nuove infrastrutture. In breve è divenuto un’istituzione per la nostra città ed ha un valore non solo viabilistico, ma anche simbolico. I lavori per la costruzione di quello che per i lecchesi fu il “ponte nuovo”, iniziarono il 25 febbraio 1952 e la data prevista per la “consegna” era quella dell’11 dicembre 1955. Il ponte fu invece completato l’11 giugno 1955, con un anticipo di 180 giorni sulla consegna; dimostrazione palese dell’efficienza di tutte le maestranze che collaborarono a quella costruzione. Ma se vogliamo essere precisi la storia di questo ponte va fatta risalire al 1939/40. Già in quegli anni si discuteva della necessità di un nuovo ponte per Lecco. Infatti, dopo l’allargamento e la sistemazione della statale 36, il volume del traffico era aumentato ed il vecchio ponte Azzone Visconti reggeva a fatica, tanto più che buona parte della sua carreggiata era occupata dai binari del tram. Fu così che l’ingegner Dino Cima, responsabile del comune di Lecco, fece presente all’Azienda Autonoma Statale delle Strade, quella che oggi è l’Anas, l’assoluta necessità della costruzione a Lecco di un secondo ponte. Venne fissato un sopralluogo e, per non andare incontro a sorprese, l’ing. Cima ed i suoi collaboratori fecero in modo che in occasione di quell’ispezione il traffico sul ponte vecchio fosse addirittura caotico. Le cronache ci dicono che in occasione della visita delle autorità competenti il ponte fu attraversato da un indescrivibile andirivieni di veicoli di ogni genere: tram, autoveicoli e persino carri campestri trainati da buoi o da asini. Insomma, il caos quel giorno fu opportunamente tale che la commissione impiegò uno sproposito per attraversare il povero ponte vecchio. Inutile dire che gli ispettori diedero subito parere favorevole per la costruzione di un nuovo ponte. Il concorso per l’appalto dei lavori, indetto nel 1940, fu vinto dall’impresa Ferrobeton che iniziò a lavorare nel 1942.
A causa della guerra tutto fu sospeso nel 1943 e cinque anni dopo il contratto fu rescisso per gli alti costi che avrebbe comportato. Allora il Comune di Lecco diede incarico all’ingegner Arturo Danusso di redigere un nuovo progetto per il ponte, che garantisse sia la qualità dell’opera sia il contenimento dei costi. Il progetto fu approvato dall’Anas nel 1952 e prevedeva una spesa di 256 milioni di lire; cifra che poi aumentò per le opere di consolidamento che si resero necessarie in corso d’opera. I soggetti che concretamente garantirono la costruzione del ponte furono l’Anas, il Comune di Lecco, la Provincia di Como e la Cassa di Risparmio che concesse il mutuo per il pagamento dell’intero costo che alla fine risultò di 400 milioni di lire a cui si aggiunsero i 50 milioni spesi dall’Amministrazione provinciale di Como per l’accesso al ponte sulla sponda destra.
I lavori, come già detto, iniziarono nel febbraio del 1952 ad opera della Società Costruzioni Industriali Civili di Milano, e si conclusero l’11 giugno del 1955 dopo quarantamila giornate lavorative. Lecco poteva vantare un nuovo ponte che costituiva anche un’ardita opera architettonica. La sua inaugurazione avvenne il 23 ottobre del 1955 alla presenza di tantissime autorità tra cui ricordiamo il prevosto monsignor Giovanni Borsieri, il sindaco di Lecco Luigi Colombo e l’onorevole Ugo Bartesaghi sotto la cui amministrazione la costruzione del ponte fu deliberata. Quel 23 ottobre fu una giornata molto particolare per la nostra città. Oltre al ponte, infatti, furono inaugurati il nuovo reparto su tre piani dell’Ospedale di circolo e la statua di san Nicolò, patrono della città, posta a ridosso della riva del lago, di fronte alla statua di Antonio Stoppani. Infine, accanto al nuovo ponte “svettava” la “casa di abitazione a torre” dell’architetto Carlo Wilhelm. Era l’opera che iniziava la stagione dei grattacieli a Lecco. Un nuovo ponte univa Lecco a Malgrate ed un grattacielo sfidava il futuro. Era l’età degli architetti che cambiarono il volto della nostra città. Da Francesco Meschi a Carlo Wilhelm, da Aldo Paramatti a Ugo Sacchi: tutti lasciarono le loro firme in quella Lecco in crescita.
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