2020-06-06

TOSSICODIPENDENZA. COSA È MUTATO. RELAZIONA IL DOTTOR SANDRA MARABELLI, COORDINATORE DEL N.O.T. PRESSO L’OSPEDALE CITTADINO

di Geramana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.

Nucleo Operativo per le Tossicodipendenze, o N.O.T., sigla imposta dalla Regione Lombardia a quest’importante servizio pubblico, attualmente modificata a livello nazionale S.E.R.T., (Servizio per le tossicodipendenze). Ciò conforme alla nuova legislazione, la 309 del 1990, che ha nuovamente ribadito i compiti istituzionali del servizio stesso, poi rivisti con il decreto n.444, riprendendo molte delle normative già presenti nella Regione Lombardia con la legge 51/88 ed estendendole a livello nazionale. Un servizio pubblico, quindi, con una struttura di tipo ambulatoriale. Particolarmente per quanto concerne il contesto territoriale che ci riguarda, al dottor Sandra Marabelli, coordinatore del N.O.T., sito presso l’Ospedale lecchese, chiediamo:
“ Quando è sorto e in che modo è strutturato ed opera il Servizio?”.
“ Questo servizio è nato come realtà autonoma nell’82 e pur mantenendo molte caratteristiche dell’originaria impostazione, si è andato progressivamente arricchendo sia in termini di competenze, che di compiti ed interventi, in base alle esigenze del fenomeno, alle leggi e ai decreti che sono stati via via emanati. È una struttura ambulatoriale che rimane aperta da lunedì a venerdì, dalle ore 7,30 alle 17,00, e nei giorni di sabato, domenica e festivi, dalle 7,30 alle 10,30. Questo servizio afferisce a quello di Assistenza Sanitaria di base, che attua la programmazione e verifica di tutti gli interventi, compresa la parte amministrativa e organizzativa”.

PROBLEMA MULTIFATTORIALE CHE ESIGE UN COORDINATO INTERVENTO D’EQUIPE

“Come si compone l’Organico?”.
“ Prevede varie figure professionali e pluriprofessionali, in quanto viene privilegiato l’intervento d’équipe, essendo la tossicodipendenza un problema multifattoriale. Abbiamo pertanto due medici, un coordinatore sanitario nella persona della sottoscritta, tre assistenti sociali, due psicologhe, un educatore e tre infermieri professionali. L’organico non è al completo, allo stato attuale mancando cinque operatori”.
“ Quali tipi d’interventi effettuate? E come si spiega il deficit delle strutture pubbliche, cui suppliscono quelle private: Comunità Terapeutiche e Nuclei vostri consimili?”.
“ Secondo le applicazioni di legge, il nostro compito dovrebbe essere di attendere alla prevenzione, cura e riabilitazione. Qualcosa di inattuabile con le nostre limitate forze; tuttavia, integrati da altri, riusciamo a far fronte a quelle che sono le più vitali necessità. Possiamo dire che sia nell’ambito preventivo che in quello riabilitativo, gli interventi svolti con gli altri Servizi del privato, sociale e pubblici, diano sempre buoni risultati. Così per quanto riguarda la prevenzione ci appoggiamo ai già predisposti Servizi U.S.S.L., mentre nel contesto scolastico ogni anno viene preparato un progetto, nel quale presentiamo i nostri programmi, che le scuole sono libere di adottare o meno. Allo stesso modo rispondiamo ad altre richieste provenienti dal territorio: Gruppi di Volontariato o locali, o di genitori che desiderino una maggiore informazione a fini preventivi. Sempre a livello integrato con le altre realtà, affrontiamo la riabilitazione per gli individui che necessitino di una prolungata assistenza”.

L’ACCESSO AL N.O.T. È SPONTANEO. VARIE FASI PER LA DIAGNOSI E CURA

“ E a chi è destinato il servizio?”.
“ Ne usufruisce sia il soggetto che la famiglia, non potendosi dissociare il tossicodipendente dal proprio contesto domestico. L’accesso al servizio è spontaneo, ma si sono verificati invii anche da parte del medico curante, o tramite segnalazioni della Prefettura o di altri organi. Per esperienza sappiamo però che quello coatto non è mai fruttuoso. Abbiamo altresì una convenzione con la Casa Circondariale di Lecco per la disintossicazione dei tossicodipendenti ivi detenuti, dopodiché il formulare per loro un programma di reinserimento, che durante la fase penitenziaria è sempre difficile e soprattutto fallimentare. È bene precisare che l’attività di diagnosi e cura è quella che più ci impegna ad ogni livello. La stessa contempla una “fase di prima accoglienza”, che rappresenta il primo contatto dell’utente con la struttura. L’educatore riceve la richiesta, raccoglie i dati relativi all’utente, illustra le modalità d’intervento e fissa l’appuntamento di primo colloquio con l’assistente sociale. C’è poi la” fase di filtro” : quella che attraverso successivi colloqui dell’utente con le diverse strutture professionali, allargati a famigliari e ad altre figure di riferimento sociale, consente di giungere alla valutazione diagnostica e alla elaborazione di un progetto terapeutico individualizzato. In tale fase rientra inoltre la visita medica e l’esecuzione di esami emato-clinici e test psicologici. Segue la terapia propriamente detta, che è quella attuativa del progetto terapeutico”.

ACCURATI ACCERTAMENTI E SCREENIG. METADONE IMPIEGATO COME “AGGANCIO”.

“ Ci consta che sottoponete a screening per L’HIV sia il tossicodipendente che il partner dello stesso… È così?”.
“ Esattamente. In ottemperanza alle indicazioni regionali, questo avviene per tutti i soggetti e, in caso di sieropositività, si impostano protocolli diagnostici idonei”.
“ Un tipo di approccio terapeutico oltremodo articolato, che smentisce chi è convinto che il vostro compito esclusivo (o precipuo), consista nella somministrazione del Metadone, che notoriamente dà una dipendenza anche maggiore dell’Eroina…”.
“Il Metadone in effetti si limita in alcuni casi a favorire l’accesso al sevizio. Funge, per così dire, da “aggancio”.  Lo usiamo di preferenza nei soggetti cronici, dove esiste sieropositività. Dà una dipendenza superiore a quella dell’Eroina, è vero, ma è un mezzo per fare afferire al servizio il soggetto, che viene così mantenuto sotto controllo , mentre per le sue precarie condizioni psichiche, fisiche e sociali, verrebbe fatalmente emarginato e finirebbe col perdersi”.
“ Su che valori numerici si aggira ancora l’afferenza?”.
“ Con i trattamenti metadonici noi non superiamo mai la trentina,  e in questi ultimi anni non si è segnalato un input, ma neppure una diminuzione”.

DISINTOSSICAZIONE INCRUENTA E RAPITA. STRUMENTI ADEGUATI ALLE NUOVE ESIGENZE

“ Tramite ricovero ospedaliero sappiamo che voi realizzate la disintossicazione in tempi stupefacentemente brevi…”.
“ Dal punto di vista farmacologico ci avvaliamo di presidi ospedalieri che nel giro di sette giorni disintossicano il soggetto. Ma disintossicazione non è sinonimo di guarigione, e il recupero deve effettuarsi poi a vari altri livelli. Qui, presso il N.O.T., si attuano anche interventi con farmaci antagonisti ad effetto meno rapido, quali l’ANTAXONE, che blocca i recettori dell’Eroina. E infinite altre sono le modalità d’azione, tanto che sarebbe impensabile elencarle tutte.
“ E’ attendibile la voce secondo la quale la tossicodipendenza sarebbe in allarmante ascesa? E a suo avviso decriminalizzare chi fa uso di sostanze stupefacenti è stata una decisione oculata?”.
“A livello di servizio, dall’82 fino all’anno scorso si è registrato un incremento continuo, tanto che siamo arrivati a più di 1000 cartelle. Quest’anno, invece, c’è stato un lieve calo, che noi però non leggiamo come un’effettiva riduzione del fenomeno, bensì come un cambiamento nell’utilizzo di droghe. Esiste meno il tossicodipendente da Eroina, ma si fa molto più uso di sostanze che magari non danno dipendenza e creano una maggior compatibilità con la vita normale. Non è diminuito, dunque, il fenomeno. È mutato. Questo c’impone un diverso modo di affrontare il problema, onde non fossilizzarci con offerte e strumenti ormai superati. In merito poi alla sua seconda domanda su come valuto questa nuova legge, le risponderò che quello che stiamo vivendo è un delicato momento di transizione, in cui noi pure dobbiamo rileggere e interpretare diversi punti nodali; sicché pronunciarci ora costituirebbe un azzardo”.

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