Renato FrigerioL’inarrestabile scorrere del tempo ci porta a commemorare, soprattutto nella nostra città,
il grande Riccardo Cassin.
Se lo ricordiamo e qui ne parliamo, significa che Riccardo continua a vivere.
Tutti noi lo pensiamo.
Questi, dell’anniversario della scomparsa, sono i giorni in cui tutti provano a tenere in vita Riccardo Cassin attraverso la memoria.
Lui rappresentava l’essenza dell’alpinismo del suo tempo: aveva acceso l’entusiasmo dei lecchesi ed era entrato nel cuore della gente.
Cassin aveva 100 anni e 7 mesi quando il suo cuore si spense.
Adesso, il doloroso ricordo ha compiuto 11 anni: il 6 agosto del 2009, nella sua seconda casa ai Piani Resinelli, ci lasciava il nostro Riccardo.
Le sue imprese leggendarie hanno segnato la storia dell’alpinismo, e questo rimarrà a lungo nella memoria e nell’animo dei lecchesi.
La sua è stata una vita dedicata in tutto e per tutto alla montagna.
Per affetto e per stima andava ricordato.
Lo impone il dovere della memoria.
Il dovere di ricordare virtù e sacrifici di un caposcuola dell’alpinismo che era, prima di tutto, un uomo che tutti ammiravano.
Il nostro sentimento di affezione.
La gratitudine.
Gli aspetti umani e di sentimentalismo.
Trascorrono gli anni di vita nostra e di Riccardo nei cuori.
Deo gratias.
Dalla nostra terra ai tuoi cieli, desideravamo ricordarti così, caro Riccardo, oggi.
Grazie per quello che ci hai insegnato e per quello che ci hai indicato.
< È un fatto che le migliori salite degli alpinisti celebri
sono da essi compiute prima che diventino tali.
Pur ammettendo che “la gloria è il profumo delle azioni eroiche”,
è necessario che sia così >.
Douglas Keith Scott (1941, inglese), in Mountain
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