2020-04-21

INTERVISTA AL PROFESSOR ENRICO DORMIA, GENIO DELL’UROLOGIA


di Germana Marini - Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.
Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.

<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata struttura >>.
“Urologia: metodiche uniche”. Ho così intitolato, a suo tempo, il mio proficuo, cordiale colloquio intrattenuto con il notissimo professor Enrico Dormia, vero e proprio genio nel suo campo. Su riviste mediche, giornali, in T.V., è menzionato di continuo. Nel corso di un interessante programma, in onda il pomeriggio su Canale 5, giorni fa si parlava appunto del “cestello di Dormia”, universalmente conosciuto.
Solo lui, il famoso professore, per buonasorte dei lecchesi primario urologo del loro ospedale, non cessa di stupirsi che attorno a tecniche di “così semplice ideazione” si faccia tanto chiasso. “Certamente valide”, ammette, “ma che avrebbero potuto essere realizzate da chiunque…”. E lo afferma con tanto disarmante candore, da riuscire quasi a convincerti, sottolineando che l’intervista, per carità, gli sta benissimo, solo non “vorrebbe annoiare con la ripetizione dei soliti concetti”…
Gli stessi che va da anni illustrando nei più quotati congressi, ultimo in ordine cronologico quello di recente tenuto a Buenos Aires.
“E dopo l’Argentina”, osservo, “appuntamento ora in Olanda…”.
“Sono infatti atteso ad Amsterdam, allo scopo di dimostrare come le metodiche messe a punto dal sottoscritto svariati anni fa, consistenti nell’estrazione dei calcoli ureterali e nello scioglimento di quelli renali, si siano dimostrate , e dimostrino, sempre più utili, specie dopo che per il trattamento della calcolosi sono state introdotte nuove tecniche. Tecniche incruente, volte ad ottenete la frammentazione extracorporea dei calcoli, sia renali che ureterali, con onde d’urto. Diciamo che il primo strumento che ho ideato, ossia l’estrattore dei calcoli ureterali, svolge un ruolo complementare insostituibile, in quanto , applicato sul calcolo prima del trattamento con onde d’urto, facilita la frammentazione dello stesso, evidenziandola. La dinamica in pratica è la seguente: il cestello situato sul calcolo, crea attorno ad esso una cavità ripiena d’urina, che intensifica l’azione delle onde d’urto, riducendo la necessità del numero degli impulsi”.
Seguita poi la documentazione precisando che sotto il profilo radiologico è estremamente importante che la frammentazione sia resa evidente, il che non avverrebbe agendo sul calcolo solo con onde d’urto, senza l’applicazione del basket, in quanto così facendo le pareti dell’uretere manterrebbero i frammenti in loro coesi, col  rischio di seguitare ad aggredire un calcolo, in realtà già frantumato.
“Riguardo poi alla litochemiolisi, , da noi praticata, unici al mondo, da una ventina d’anni”, precisa, “si è rivelata anch’essa fondamentale, vuoi come preparazione alla terapia con onde d’urto, vuoi come mezzo atto ad eliminare i frammenti, che , a fine
trattamento, non dovessero essere espulsi. E’ infatti chiaro che allorché un calcolo superi un certo volume, la sua preventiva riduzione s’impone, onde non sottoporre il rene a “bombardamenti” eccessivi”.
“Ci risulta che porterà con sé ad Amsterdam documentari molto ben realizzati qui in reparto…”, incuriosisco. 
“Documentari che ho già presentato in altri congressi”, asserisce, “e che hanno riscosso grande successo, al punto che alcune videoteche specializzate ce li hanno richiesti e ne fanno copia a beneficio di chiunque sia interessato al riguardo”.
“La colica renale per intensità dolorifica è stata paragonata a quella indotta dalle doglie del parto”, osservo. “Quali sono le cause scatenanti una colica, e la stessa può verificarsi prescindendo dalla calcolosi? “.
“Per quanto uno strumento per la misurazione del dolore non sia stato ancora inventato, è esatto che certi tipi di sofferenze possono occasionalmente superare quelle da parto. La colica renale non è altro che l’espressione di una impossibilità, da parte del rene, ad espellere liberamente l’urina. Questo va quindi incontro ad una contrazione di carattere spastico, ipertonico ed ipercinetico, finalizzata a far defluire l’urina laddove incontra un ostacolo. La colica può essere quindi imputabile a tutte  le cause che ostruiscono le vie escretrici. Che nella stragrande maggioranza dei casi queste cause siano rappresentate dalla presenza di calcoli, è un dato di fatto, ma anche le varie compressioni, tumori, inginocchiamenti e aderenze sono ugualmente in grado di scatenarla”.
“Sull’origine della calcolosi e l’incidenza neoplastica”, mi sono informata, “quali fattori predispongono alla litiasi renale, professore?”.
“L’eziopatogenesi della calcolosi risiede essenzialmente nella precipitazione dei sali minerali, contenuti nell’urina. Ora questa concentrazione può aversi come  evento episodico per una eliminazione di urina troppo concentrata, ma può avvenire anche a causa di una patologica eliminazione di sali minerali, allorché l’organismo produca un’alta percentuale di questi sali, come si verifica nei soggetti che per alterazioni funzionali abbiano ad espellere acido urico in eccesso. Altrettanto dicasi per ciò che concerne i sali di calcio, in individui che presentino una disfunzione del metabolismo del calcio o del fosforo, ma esiste una notevole aliquota di portatori di calcoli, senza causa apparente”.
“La percentuale maggiore d’interventi che eseguite riguarda la patologia neoplastica delle vie urinarie. A cosa è attribuibile l’allarmante incidenza?”.
“Ecco una domanda alla quale onestamente è  difficile rispondere”, riscontra. “Resta da stabilire se queste patologie appaiano in vertiginosa ascesa  perché noi siamo oggi in grado di diagnosticarle più agevolmente di un tempo, o se veramente vi sia un più frequente incremento degli agenti cancerogeni, che però ancora nessuno conosce”.
“Nel campo delle affezioni croniche è da annoverare la tipica “disuria femminile”,
così fastidiosa e ribelle. Che speranze possono nutrire quelle donne che si sono sottoposte ad ogni possibile analisi e terapia, senza trarne alcun sensibile miglioramento?”, l’interpello.
“Direi che quando questi disturbi siano individuati nella loro origine e vengano in modo appropriato curati, in genere regrediscono. Che possano anche ricorrere in alcuni casi, è vero. Nove volte su dieci, però, si riesce a debellarli”.
“Anche quelli strettamente connessi al ciclo mestruale?”.
“Esistono in realtà sofferenze vescicali legate ad un’ipersensibilità del trigono vescicale agli ormoni femminili, tenendo presente che il suddetto ha la stessa origine embriogenetica dell’utero”, si esprime. “Questa parte di vescica può quindi
divenire sensibile all’azione degli ormoni femminili, tramite un processo congestizio. Con trattamenti mirati si arriva comunque a desensibilizzarla”.
“E che ruolo gioca la componente psicologica?”.
“D’indubbio rilievo, come in qualsivoglia contesto”, concorda. “Non c’è sintomatologia dolorosa che non venga amplificata, o attenuata, dalle caratteristiche di iper, o di ipo, sensibilità del soggetto”.
“Questo reparto, così ristrutturato, ha proprio cambiato faccia”, mi complimento, “ed ha ora le carte in regola per assicurare tutto il comfort possibile ai pazienti  locali e non. Ineccepibile relativamente al funzionamento e all’efficienza, esiste un’attrezzatura della quale non disponga ancora il Centro?”.
“Qualche piccolo strumento, nuovo o di rimpiazzo, giungerebbe senz’altro gradito”, prende la palla al balzo. “Di genere più sofisticato, soprattutto, tale da consentirci di effettuare diagnosi anche maggiormente precise di quelle alle quali perveniamo tramite gli attuali mezzi”.

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