Al cimitero di Camnago Volta il sindaco di Como Mario Landriscina, il presidente di Fondazione Alessandro Volta Luca Levrini e il parroco di Camnago Volta don Mario Borella, si sono trovati insieme a Luigi Martino Volta, Paolo Martino Volta e Filippo Pedol, eredi di Alessandro Volta, per una cerimonia necessariamente riservata, ma non per questo meno sentita, di commemorazione del nostro illustre concittadino nell’anniversario della morte, avvenuta il 5 marzo del 1927. «Abbiamo voluto ricordare la figura immortale di questo nostro concittadino - afferma il sindaco di Como Mario Landriscina - che ha saputo mettere a disposizione dell’umanità il frutto della propria intelligenza e della propria conoscenza. Con il suo genio e la sua capacità di vivere pienamente l’impegno scientifico, accademico, civico, Alessandro Volta ha testimoniato la possibilità per ciascuno di compiere il proprio percorso con la consapevolezza di una responsabilità universale. Oltre alle sue celebri scoperte nel campo delle scienze, ricordiamo la sua partecipazione attiva anche alla vita della città di Como che contribuì a sviluppare con diverse cariche pubbliche, tra cui quella nel Consiglio Generale del Comune di Como e nella Congregazione municipale, e, sempre nell’ambito del suo incarico per la città, il suo impegno sul tema della produzione serica facendo beneficiare del sostegno pubblico tutti gli imprenditori disposti a portare avanti l’attività». «Commemorare, insieme al sindaco, la morte di Alessandro Volta, mi ha portato a riflettere sulla responsabilità morale che noi comaschi abbiamo nel perpetuare il lascito, l’inestimabile eredità materiale ed immateriale di Alessandro Volta - afferma Luca Levrini, presidente di Fondazione Alessandro Volta - Il Tempio in Camnago è luogo intimo, solenne e suggestivo: luogo dove la memoria del Volta riporta al genio ma soprattutto all’uomo che, in modo umile ed appassionato, ha donato sé stesso alla propria città ed al progresso dell’umanità.
Non si può essere miopi e fare a meno di costruire valori attorno a colui che vide i natali nelle nostre terre, risiedette a Como, vi morì, fece parte integrante della città, anche se il suo genio abitò il mondo. Potrebbe essere quindi essenziale costruire una identità voltiana che in modo attuale possa vivere il presente ed essere testimone per il futuro. Al riguardo, ad oggi, guardo al Volta come precursore della sostenibilità. Era indubbio che Alessandro Volta amasse la natura. Leggeva ed interpretava la natura per apprezzarne la perfezione, trarne la giusta ispirazione affinché il suo genio potesse esprimersi. Osservava la natura per comprenderla, per dare una spiegazione ai fenomeni che esaminava, per poi metterli alla prova, sperimentarli e renderli artificiali a beneficio dell’uomo. I lampioni al metano all’ingresso del cimitero ne sono un chiaro esempio ed insegnamento».
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