“Non esiste allo stato attuale alcuna limitazione per quanto concerne alberghi e ristoranti. L’emergenza coronavirus ha portato ministero della Salute e Regione Lombardia a intervenire, per quanto concerne il mondo del terziario di mercato, con un’ordinanza che ha disciplinato, anche a Lecco e in provincia, il comportamento da adottare per i bar, i locali notturni e qualsiasi altro esercizio di intrattenimento aperto al pubblico (prevista la chiusura dalle ore 18 alle 6), per gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati (disposta la chiusura nelle giornate di sabato e domenica, con eccezione dei punti di vendita di generi alimentari) e per le manifestazioni fieristiche (disposta la chiusura)”.
Lo si legge in una nota diffusa in queste ore da Confcommercio Lecco, dove si specifica altresì che “allo stato attuale e in attesa di eventuali modifiche o aggiornamenti nessun provvedimento è stato adottato per quanto riguarda alberghi e ristoranti”.
A ribadirlo sono il presidente di Fedarlberghi Lecco, Severino Beri, e il presidente del Consorzio albergatori lecchesi, Fabio Dadati. “I nostri hotel e i nostri ristoranti - spiegano - sono sicuri, dunque serve equilibrio. Nessuno sottovaluta la portata dell’emergenza coronavirus, ma occorre evitare eccessi ed estremizzazioni che non portano a nulla e che danneggiano unicamente gli operatori e i lavoratori. Il protocollo che attuiamo è rigoroso: ogni nostro dipendente si lava le mani con accuratezza ogni 30 minuti, le superfici vengono igienizzate con prodotti al cloro o alcool”.
“Perché un hotel o un ristorante sono sicuri? - aggiungono - Perché le persone principalmente vengono in coppia, o in piccoli gruppi di amici, e non ci sono assembramenti. Chi cena, ad esempio, lo fa stando a contatto con il proprio partner o gli amici e con il nostro personale che pone tutte le attenzioni del caso. Invitiamo quindi sia i politici e gli amministratori da un lato sia i media dall’altro a non seminare il panico. Lo ribadiamo: nessuna sottovalutazione da parte nostra, ma se non si cambia atteggiamento rischiamo di mettere in ginocchio numerose attività che non sono per nulla pericolose”.
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