Il sindaco di Varenna: “La misera e a volte miserabile cronaca quotidiana ci racconta il crescere di pulsioni xenofobe, razziste, egoistiche, che fanno considerare la pietà come una debolezza”
In occasione del 75.mo anniversario della fucilazione dei partigiani di Rancio e del lago a Fiumelatte da parte dei fascisti, avvenuta nel gennaio del ‘45, l’Anpi lecchese - in collaborazione con i circoli “Libero pensiero” e “San Pio X” di Rancio - si è data appuntamento ieri in località Montagnetta, a Fiumelatte di Varenna, per ricordare l’eccidio.
Tra le autorità presenti il sindaco di Varenna, Mauro Manzoni, l’assessore comunale di Lecco Lorenzo Goretti, il consigliere comunale del capoluogo lariano Bruno Biagi e il parroco, don Carlo Lucini, il quale ha recitato una preghiera per la pace e impartito la benedizione.
“Oggi viviamo in un’epoca segnata da valori precari e da princìpi mutevoli dove gli ideali, barattabili con impudenza, sono penetrabili da effimere e corruttibili ambizioni - ha detto il sindaco di Varenna - Sembra poi smarrita la capacità di indignarsi dinnanzi a comportamenti che tendono a immolare sull’altare del trasformismo l’esercizio della coerenza, percepita come un futile concetto che non va più di moda”. “Le vite di questi sei partigiani - ha aggiunto Mauro Manzoni - dovrebbero rappresentare un segno eloquente per le nostre comunità. Ci rammentano di non abdicare mai a difendere i propri ideali per evitare il rischio di perdersi nelle acque tumultuose della vita e ci insegnano a orientarci nei sentieri faticosi dell’esistenza, dando il giusto peso alle cose”.
“La centralità degli esseri umani in ogni processo sociale, culturale, politico e economico - sono sempre parole del primo cittadino - deve essere un valore indiscutibile, già peraltro sancito in modo chiaro e definitivo nella nostra Carta costituzionale. Purtroppo la misera e a volte miserabile cronaca quotidiana ci racconta il crescere di pulsioni xenofobe, razziste, egoistiche, che fanno considerare persino la pietà come una debolezza che non ci si può più permettere”.
Manzoni ha poi proseguito: “A questo imbarbarimento di pensiero, di linguaggio, di azione ci possiamo opporre con un netto rifiuto, con una vita vissuta “altrimenti”, capace cioè di sottrarsi concretamente, in ogni occasione che ci si potrebbe presentare innanzi, nel fomentare e perpetuare disdicevoli comportamenti, ma soprattutto adoperandoci per far risplendere nelle nostre vite quegli ideali che proclamiamo con le parole. Le vite di questi sei partigiani testimoniano in modo trasparente questo amore per gli altri e noi le onoriamo perché il loro esempio ispiri e illumini ancora i nostri cammini e quelli degli uomini e delle donne delle nostre piccole comunità”.
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