2019-12-08

Un museo di arte sacra a Mandello. “Tutti hanno diritto alla cultura del bello”

A sottolinearlo è stato il vescovo Oscar Cantoni nell’arcipretale di San Lorenzo. Il prelato: “Il rinnovamento di questo edificio dopo l’incendio del 2016 può essere paragonato a una resurrezione”

di Claudio Bottagisi
Un “inno” di Sant’Ambrogio, non a caso nel giorno della ricorrenza liturgica di questo vescovo e dottore della Chiesa, come prima citazione per introdurre la cerimonia e aiutare a comprendere il significato del gesto che Mandello e la sua comunità pastorale si apprestavano a compiere.

Poi subito un riferimento alla Chiesa locale: “L’antica pieve di Mandello, le cui radici affondano quasi agli esordi della diocesi comense, si contraddistingue per una ricca storia di fede, evidente nello splendore del luogo in cui ci troviamo”. E riferendosi proprio all’arcipretale di San Lorenzo: “E’ rinata, ancora più bella, dopo il devastante incendio del 14 maggio 2016 e il passo che stiamo compiendo vuole proseguire quel rinnovamento, che potremmo persino definire una resurrezione”.

Monsignor Oscar Cantoni tesse un elogio del patrimonio storico, artistico e culturale e sottolinea la preziosità di oggetti, paramenti e arredi sacri che, se esposti all’ammirazione di tutti, “possono diventare anche più comprensibili nella loro destinazione e nel loro significato”.
Il vescovo di Como, sabato 7 dicembre a Mandello per l’inaugurazione del Museo di arte sacra realizzato a San Lorenzo in quella che era un tempo la “casa del vicario”, parla in termini entusiastici di quella che secondo l’auspicio del prelato “dovrà essere da qui in avanti una realtà viva, adeguatamente sostenuta da enti, istituzioni e soggetti privati”.
Tiene a precisare che uno spazio museale “non deve essere riservato a una ristretta élite, perché tutti hanno diritto a una cultura bella, a partire dai poveri e dagli ultimi” e perché “anche un museo può diventare una soglia da cui affacciarsi al Mistero”.
Per tracciare le direttrici che dovranno ispirare la questa nuova realtà mandellese il vescovo cita Papa Francesco e il suo messaggio diffuso in occasione dell’incontro del maggio scorso con i membri dell’Associazione musei ecclesiastici italiani.

“Un museo concorre alla buona qualità della vita della gente - ebbe a dire il pontefice - creando occasioni per formare comunità e aiuta tutti ad alzare lo sguardo sul bello”.
Già, alzare lo sguardo sul bello e di riflesso sul buono, che nella maggior parte dei casi coincidono. E’ stato proprio questo il filo conduttore dell’evento di questa mattina. Non è naturalmente mancato, nell’intervento di monsignor Cantoni e nelle successive testimonianze, il grazie a quanti si sono adoperati per la realizzazione del Museo di arte sacra di Mandello, a partire dalla Fondazione Cariplo, dalla Fondazione comunitaria del Lecchese, dall’Ufficio diocesano di arte sacra e dalla stessa comunità pastorale.
E’ toccato poi a Mario Romano Negri, alla guida della Fondazione comunitaria del Lecchese, ricordare che l’organizzazione da lui presieduta “privilegia la promozione e valorizzazione dei beni storici e artistici e si fa parte attiva nel portare avanti progetti come quello del museo mandellese”.
“Adesso spetta alla gente far vivere questa nuova realtà - ha specificato - e far sì che appunto questa cultura del bello non vada perduta”.
Don Giuliano Zanotta, parroco della comunità pastorale di Mandello, ha quindi evidenziato il cammino percorso dalle varie parrocchie e sottolineato dal canto suo come “la via del bello è anche la via per l’educazione alla fede”.
E’ stata poi la volta di don Andrea Straffi. Il direttore dell’Ufficio diocesano di arte sacra ha in primo luogo spiegato che l’allestimento di una prima piccola esposizione d’arte presso la casa parrocchiale era stato voluto dall’arciprete don Carlo Massina negli anni Novanta, “operazione finalizzata a raccogliere alcune tra le opere più significative della parrocchia, ma non facilmente fruibile perché collocata al secondo piano e in un locale piuttosto angusto”.
Nel giugno di dieci anni fa erano state catalogate le oltre 700 opere di proprietà della parrocchia di San Lorenzo. Erano seguite la sistemazione della “casa del vicario”, chiusa e abbandonata da tempo, e la scelta di creare nei locali al piano terra il nuovo spazio che ora accoglie il museo.
Poi, però, ci fu il già ricordato incendio della primavera 2016, con i gravi danni causati dalla fuliggine che si depositò su tutta la superficie interna dell’edificio religioso. “Ma san Lorenzo ha fatto la grazia - ha detto - facendo sì che la chiesa venisse risparmiata dalle fiamme, per poi rinascere più bella e più splendente di prima”.
“Nel frattempo - ha aggiunto don Andrea - la diocesi aveva istituito un vero e proprio Sistema museale per offrire alle parrocchie un supporto scientifico, organizzativo e logistico per le problematiche legate alla gestione appunto degli spazi museali. Per quello di Mandello il tassello decisivo è stato rappresentato dall’interessamento e dal contributo economico della Fondazione Cariplo, con il supporto operativo della Fondazione comunitaria del Lecchese”.
“Non abbiamo voluto esporre tutto a tutti i costi - ha quindi specificato - ma suggerire un cammino di conoscenza della storia, della vita e  della liturgia che ha caratterizzato la comunità della plebana. Lo spazio del museo è ancora perfezionabile e si arricchirà ulteriormente”.
Il responsabile del Sistema museale ha anche espresso gratitudine a don Giuliano, riconoscendo che un impegno simile, tanto più in una fase complessa e delicata come l’attuale, “gli ha causato una fatica e una preoccupazione notevoli”. “Ma - ha subito precisato - faremo il possibile per non lasciarlo solo”.
Don Straffi ha concluso affermando che l’impegno della diocesi e del Sistema museale sarà quello di rendere vivo il museo mandellese con iniziative, progetti, attività didattiche, turistiche e culturali che possano avere ricadute sul territorio, in stretta sinergia con le altre realtà museali della diocesi e della provincia di Lecco”.
Il significato di disporre di un museo di arte sacra e il sostegno assicurato dalla comunità locale in questi mesi di lavoro sono stati infine ribaditi dall’architetto Alessandro Colombo, al quale si deve la progettazione dell’allestimento unitamente all’architetto Paola Garbuglio dello “Studio Terra”.

Un apprezzato intermezzo musicale con all’organo il maestro Aldo Locatelli e un momento di preghiera hanno preceduto il taglio del nastro da parte di Donatella Negri, consorte del presidente della Fondazione comunitaria del Lecchese, e la visita alla struttura museale.

Nessun commento:

Posta un commento