Consegnato martedì 19 febbraio al ministro Erika Stefani il dossier per sostenere il sistema delle imprese
E’ stato consegnato nella giornata di martedì 19 febbraio al ministro delle Autonomie e degli affari regionali, Erika Stefani, il dossier con le proposte formulate dal Tavolo “Innovazione sostenibile e imprese in montagna”, istituito nell’ambito degli stati generali della montagna e coordinato da Confindustria, attraverso la sua rete per le Terre alte.
Diversi e articolati i punti contenuti nel documento: dagli investimenti nella ricerca e nei ricercatori industriali allo sviluppo del lavoro agile come modalità di lavoro per ridurre le distanze fisiche proprie dei territori di montagna, dall’introduzione di un “credito di imposta” utilizzabile dai beneficiari in compensazione con i propri debiti erariali e contributivi per investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione all’attivazione di bandi interprovinciali e interregionali per permettere la collaborazione tra imprese, centri di ricerca, università, start up che superino i confini amministrativi.
Innovazione e sostenibilità rappresentano due fattori chiave per favorire il sistema di imprese, soprattutto manifatturiere, che costituisce la leva più importante per garantire occupazione e quindi sviluppo alle aree montane.
“Senza impresa - evidenzia il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva - non c’è futuro per le Terre alte. Ed è da questo punto che deve partire ogni programmazione per questi territori. Con una premessa fondamentale: prima di tutto serve un nuovo immaginario collettivo della montagna. Occorre uscire dalla rappresentazione di queste aree come regno della natura non contaminata dall’attività umana, dove l’ecologia è possibile in quanto altra rispetto alla dimensione produttiva. Luoghi senza economia, senza lavoro, senza trasformazione della materia da parte dell’uomo e della tecnologia”.
“Un immaginario che mal si concilia, però, con nuove e più incisive politiche di sviluppo delle Terre alte - aggiunge Riva - con progettualità di vita e di lavoro di nuovi potenziali montanari, con azioni e iniziative per il mantenimento del sistema di imprese, soprattutto manifatturiere, che generano occupazione e benessere anche ad alta quota. Un immaginario che, in ultima analisi, è ostile alla sopravvivenza stessa delle zone montane. Le montagne possono trovare un impulso allo sviluppo se sapranno costruire un nuovo racconto di se stesse come aree dove l’innovazione tecnologica e sociale, la qualità del capitale umano e sociale, le sfide ambientali rappresentano nuove opportunità”.
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