La rassegna espositiva sarà allestita nella “sua” Vignola, in provincia di Modena, a partire dal 1° dicembre
di Claudio Redaelli
L’iniziativa è dell’Associazione “Amici dell’arte” di Vignola e della Galleria Decò. Dedicata al maestro Umberto Zaccaria e al “mestiere dell’arte”, si terrà da sabato 1 a domenica 16 dicembre a Vignola, in provincia di Modena, presso il “Salotto di L.A. Muratori” e alla Galleria d’arte Decò al civico 5 di via Barozzi. In quest’ultima location, ossia presso la Galleria Decò, la rassegna espositiva rimarrà allestita fino al 31 dicembre.
Il vernissage è previsto per le ore 16 del 1° dicembre al “Salotto di L.A. Muratori” in via Selmi 2 e a presentare l’evento sarà Michele Fuoco.
La mostra delle opere di Zaccaria potrà essere visitata dal giovedì alla domenica e nei giorni festivi sarà aperta dalle ore 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30.
“Zaccaria - scrive Michele Fuoco - ha vissuto l’arte come mestiere, dando importanza al “fare”, al fare pittura, seguendo l’esempio di maestri del passato, soprattutto degli Impressionisti, collocando il cavalletto in mezzo al paesaggio, quasi a immergersi nella natura per assaporare, in un senso di coinvolgimento totale, le sue atmosfere, il variare dei suoi colori, le grandi distese di verde, lo scintillio delle luci in vari momenti della giornata”.
“Immensa la gioia di dipingere - osserva sempre Fuoco - La luce, di cui si impasta la sostanza pittorica, guida la sua mano che piega la forma, scongiurando ogni rigidezza. L’artista raggiunge gli esiti più alti di una pittura che unisce vita e opera”.
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Il mio primo incontro con Umberto Zaccaria risale a oltre 50 anni fa, ma rimane impresso nella mia memoria e nella storia dell’arte italiana. Erano gli anni Sessanta e in Alta Valtellina prendeva forma quello che sarebbe ben presto divenuto il prestigioso “Contea di Bormio” voluto e portato avanti da Walter Visioli, a sua volta grande amico prima ancora che valente artista e scrittore e autentica anima di quello stesso concorso internazionale.
Per l’occasione si radunarono a Bormio almeno un migliaio pittori provenenti da ogni parte d’Italia, oltre che dalla Svizzera, dalla Francia e da altre nazioni ancora. Con loro, numerosi familiari e tanti, tanti giovani. Io, inviato del quotidiano L’Unità e della rivista Giorni, rimasi in Valtellina una decina di giorni, spostandomi tra Bormio, Livigno, Santa Caterina Valfurva e l’Aprica, per predisporre una serie di articoli giornalistici sullo sviluppo urbanistico appunto di alcuni importanti centri dell’Alta Valle.
Era il mese di luglio e in quei giorni ricordo che le strade di Bormio erano tutte un pullulare di gente. C’erano automobili, pullman e motociclette ovunque. C’erano persone giunte in treno da Tirano. E poi c’erano, a ogni angolo della cittadina, tanti artisti, alcuni dei quali arrivati lassù in sella ai sidecar per poter trasportare i loro quadri.
Ecco, quella marea di gente e di artisti è ancora impressa nella mia mente e nei miei ricordi, insieme all’entusiasmo di coloro i quali attendevano l’arrivo dei pittori. Su tutti lui, Umberto, con le delegazioni dell’Emilia Romagna, della Toscana, dell’Umbria e di tante altre regioni ancora.
Ho conosciuto Zaccaria lassù. E da allora è nata tra noi un’amicizia sincera che il tempo e gli anni hanno consolidato e rafforzato.
Non c’era concorso a cui Umberto non mi invitasse per far parte della commissione giudicatrice. Penso ad esempio ai premi di pittura organizzati a Soliera, a Colle Val d’Elsa, ad Acquafredda e a Linguaglossa in Sicilia e in altre località sparse qua e là per l’Italia.
Di Zaccaria ricordo il suo estro pittorico ma anche la sua capacità di giudicare un quadro con competenza e obiettività, ricordo il suo grande cuore e la sua spiccata personalità. Già, perché Umberto prima di essere un bravo pittore era un signore, capace di rimanere sempre se stesso.
Per lui fare pittura significava intonare autentici inni alla vita, perché lui era un artista in grado di sperimentare scelte operative coraggiose. E aveva il pregio di saper apprendere faticando. E faticando molto.
Ricordo i suoi cieli, miracolosamente azzurri o “vestiti” di candide nubi, ricordo la terra contadina della pianura. E quei colori che si identificavano con la luce, in una sintesi capace di coinvolgere l’ambiente, la natura e, in generale, la bellezza.
Ora una mostra retrospettiva voluta dalla sua adorata figlia Manuela e dai più stretti amici lo racconterà nella “sua” Vignola. Saranno in tanti a onorare Umberto Zaccaria. E idealmente a dirgli ancora “grazie”, a nome dell’arte. E del bello.
Claudio Redaelli
Lo ricordo con grande affetto e stima, come uomo e come artista, è stato un nobile esempio di professionalità e valore umano.
RispondiEliminaQuanti ricordi! Una persona speciale Umberto, a lui devo molto come tanti altri artisti. Sempre disponibile e attento, ha lasciato un grande vuoto.
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