Un itinerario insolito e di grande fascino quello intrapreso nel libro a suo tempo pubblicato dall’Associazione culturale Luigi Scanagatta di Varenna
di Claudio Bottagisi
Un viaggio nella storia di uno strumento di uso quotidiano e un itinerario insolito, quello intrapreso nel libro dal titolo inequivocabile - Le forbici - pubblicato qualche anno fa dall’Associazione culturale Luigi Scanagatta di Varenna e dato alle stampe dall’Editoria grafica Colombo di Valmadrera.
Un viaggio inusuale, come detto, e tuttavia per nulla stravagante, ma invece affascinante per raccontare appunto la storia delle forbici, irrinunciabili per ciascuno di noi pressoché nella vita di ogni giorno.
Un itinerario che partiva da lontano, dunque dalla scoperta delle prime cesoie, e che si legava a filo doppio alle vicende che hanno accompagnato nel tempo la storia della lavorazione del ferro.
Le forbici create per gli usi più diversi e un libro - quello scritto da Giorgio Bagnobianchi, che spaziava dalla tecnologia alle tradizioni popolari, dalla fisica all’economia, soffermandosi sulla capacità di questo oggetto di raccontare l’eleganza, la bellezza, l’estro e la stravaganza, così come l’amore, la poesie e persino la preghiera.
E poi le forbici nella tradizione popolare. E ancora simbolo di un’economia basata come detto sulla lavorazione del ferro e da cui far scaturire il “caso Premana”, indiscussa patria delle forbici (oltre che dei coltelli) conosciuta un po’ in tutto il mondo, dove la produzione annua di forbici si misura in milioni di pezzi, con un fatturato complessivo che si è andato via via incrementando.
Un libro bello e utile, allora, quello voluto dall’Associazione Scanagatta, per ricordare come nel distretto industriale lecchese la filiera metallurgica abbia rappresentato fin dall’antichità un’attività produttiva oltremodo radicata nel territorio.
La “firma” del volume è del resto sinonimo di garanzia. Collezionista di stampe antiche, appassionato cultore di storia locale e con una passione che l’aveva portato a raccogliere forbici di ogni tipo e di ogni tempo e a ricercarne origini ed evoluzione, Giorgio Bagnobianchi spiega che i ritrovamenti a La Tène, in Svizzera, di magazzini con materiali e utensili importanti sia per quantità sia per qualità appartenenti a una popolazione gallica che sviluppò una civiltà nel periodo tra il V e il II secolo avanti Cristo portarono all’individuazione delle prime cesoie.
Allo stesso modo giova ricordare che gli scavi effettuati in varie epoche nell’area che insiste sul ramo orientale del Lario hanno portato alla luce corredi di oggetti e materiali antropici ricchi e interessanti, che hanno parzialmente favorito la ricostruzione delle abitudini, degli usi e della cultura delle antiche popolazioni lariane.
Interessanti, tornando ai contenuti del libro, sono altresì le immagini e le incisioni che lo corredano e lo arricchiscono. Un motivo in più per farne un utile strumento di lavoro ma anche per farsi una cultura. O più semplicemente per soddisfare una o più curiosità. E per rendersi conto che le forbici possono rivestire il ruolo di testimoni di un popolo che ha fatto della laboriosità e della creatività le proprie armi vincenti.
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