di Gianfranco Colombo Sabato 10 novembre, all’auditorium della Casa dell’Economia, si è svolta la cerimonia di consegna del Premio Manzoni Città di Lecco alla carriera a Fabrizio De André. Un appuntamento che ha visto una straordinaria partecipazione.
Già un’ora prima dell’inizio c’era una lunga fila di gente pazientemente in attesa e non tutti sono riusciti a trovare un posto a sedere. La giuria del premio, presieduta dal critico Ermanno Paccagnini, ha visto giusto nell’assegnare a Fabrizio De André quel prestigioso premio alla carriera che porta il nome di Alessandro Manzoni. Un riconoscimento che ogni anno aumenta la sua caratura, confermando la lungimiranza dell’Associazione 50&Più, che lo ha creato e continua a sostenerlo in collaborazione con Assocultura Confcommercio Lecco, il Centro Nazionale Studi Manzoniani, il Comune di Lecco e lo sponsor Acel Energie. Al centro della serata c’era Fabrizio De André, ma a raccontarlo ci ha pensato la moglie Dori Ghezzi, che ha dialogato con Vittorio Colombo, responsabile dell’edizione lecchese del nostro giornale.
Accolta da un grandissimo applauso, Dori Ghezzi ha ripercorso la vita personale ed artistica di Faber, anche a partire dal libro “Lui, Io, Noi” appena uscito da Einaudi, scritto in collaborazione con Giordano Meacci e Francesca Serafini, autori e sceneggiatori del film “Principe libero”, entrambi presenti sabato sera alla Casa dell’Economia. Le parole di Dori Ghezzi si sono alternate ai tanti filmati, alcuni inediti, che hanno contribuito a restituirci il De André uomo e cantautore. Non a caso, dunque, la serata è iniziata con “La canzone di Marinella”, la conferma della bontà di questo premio alla carriera assegnatogli «per avere raccontato gli ultimi della terra con l’immensa forza della sua poesia in musica». Dori Ghezzi ha ripercorso la sua vita con De André a partire dal loro primo incontro. S’è poi soffermata sulla loro decisione di trasferirsi in Sardegna per coltivare la terra e gli animali: «Non cercavamo la bellezza, o almeno non solo quella, cercavamo una ragione di vita». Proprio la Sardegna, nel 1979, fu il teatro del loro rapimento da parte dell’Anonima Sequestri. Durato quattro mesi, quel rapimento sarà un’esperienza che consoliderà ulteriormente un legame già solido. Questa scansione biografica è stata ovviamente contrappuntata dalla carriera del cantante De André, dalle sue grandi canzoni e da quei concept album che ne hanno segnato la carriera. S’è parlato di opere entrate nella leggenda come “La buona novella”, “Non al denaro, non all'amore né al cielo”, “Rimini”, il celeberrimo “Crêuza de mä”, “Le nuvole”, “Anime salve”.
Sullo schermo sono passate le immagini di un De André pubblico e privato, ma anche quelle dei suoi amici, molti dei quali hanno interpretato le sue canzoni, ci riferiamo a Mina, Franco Battiato, Zucchero, Mia Martini, Morgan. Al termine della serata Vittorio Colombo ha anche chiesto a Dori Ghezzi se in occasione del prossimo 11 gennaio 2019, in cui ricorreranno i vent’anni della morte di Fabrizio De André, si farà lo speciale, che era ventilato in programmazione sulla Rai. La risposta della Ghezzi non è stata confortante: «Attualmente la Rai vive un momento di transizione, non vi sono referenti con cui dialogare, per cui vedo quasi impossibile organizzare un programma che richiede mesi di preparazione.
Possiamo sperare di vederlo in primavera, se tutto andrà bene”. Per ora, insomma, ci dovremo accontentare del volume “Anche le parole sono nomadi. I vinti e futuri vincitori cantati da Fabrizio De André” (Chiarelettere editore), che uscirà prossimamente a cura della Fondazione De André.
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