2018-11-08

Concetto Fusillo, quando l’arte si fonde con storie dimenticate

Nato a Lentini, si è trasferito nel ‘70 a Lecco e da allora si è dedicato in particolare alla pittura, senza escludere la scultura e l’incisione

di Claudio Redaelli
“Per un artista il soggetto è soprattutto un pretesto, un’occasione a ridestare la sua fantasia. Egli cioè, al di là del significato pratico, vi scopre un significato artistico che sovente può non avere alcun legame logico con l’azione del soggetto stesso, ma che è invece in perfetta armonia con il suo temperamento”.

Così ha scritto Matteo Marangoni e la considerazione calza alla perfezione con il modo di intendere e “interpretare” l’arte da parte di Concetto Fusillo, pittore nato a Lentini nel 1945 e trasferitosi nel 1970 a Lecco, dove si è dedicato appunto all’attività artistica e in particolare alla pittura, peraltro senza escludere la scultura e l’incisione.
Nel 2006 dal sodalizio con alcuni amici archivisti è nato l’“archivio pittura”, fusione dell’arte con storie dimenticate e oggi tornate alla luce attraverso la lettura e lo studio di documenti storici provenienti da archivi sia privati sia pubblici.
L’anno dopo, in collaborazione con la Provincia di Asti e la Soprintendenza ai beni archivistici per il Piemonte e la Valle d’Aosta, è stata allestita la prima mostra denominata “Guidoni, grassatori e tagliagole nelle campagne astigiane”.
In oltre 40 anni di attività, Fusillo ha esposto in numerose città italiane e sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.
Di lui Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione “Il Vittoriale degli italiani”, nel 2015 ha scritto: “Soltanto un pittore che ama la letteratura e la storia può avere l’idea di ispirarsi ad antichi documenti per creare una serie di opere intitolate “Archivio pittura”… Concetto mi parlò anni fa del suo progetto di una serie di opere dedicate all’Alcyone e lo incoraggiai. Non lo avrei fatto se i suoi lavori non mi avessero convinto, ovvero se non mi fossero sembrati un omaggio adeguato al poeta che le ha ispirate. Si vede bene, da tutte le opere, che Fusillo ama la poesia di colui che io chiamo non con il solenne “Vate” o con l’intimo “Gabriele” ma con un gerarchico “il Comandante”. Solo che, da artista, Fusillo si pone con indipendenza di fronte a un altro artista: senza arroganza, ma anche senza umiltà”.

E Carlo Prosperi non esita ad affermare che “Fusillo ama partire dai manoscritti, dalle grafie, quasi trovasse in essi indizi, residui o tracce dell’anima stessa degli scrittori e degli scrivani. O, se non altro, l’impronta di un’epoca, la chiave per penetrare nella loro psicologia, per divinarne la personalità”.
A giudizio sempre di Prosperi, “anche il colore nella pittura di Fusillo acquista valenze metaforiche”. Ecco allora che “l’Estate, che dell’Alcyone è protagonista, si incarna nell’azzurro del mare e del cielo, si screzia festosa nei verdi cangianti della vegetazione mediterranea, si accende di luce, si infiamma di sole e di sabbie, si estenua nel languore settembrino. E l’uomo si annulla nella natura fino a sentirsi davvero una docile fibra dell’universo”.

Lo stesso Fusillo, in un’intervista realizzata da anni recenti da Alberto Ballerino, ebbe a dire che “l’arte non può prescindere dalla letteratura e neanche dalla storia. Sin dall’antichità illustri maestri si sono ispirati a poeti, narratori, storici e filosofi e non tanto allo scopo di tradurne visivamente i racconti, le idee e le suggestioni quanto per trarne spunti e occasioni da sviluppare in maniera autonoma”.


“L’arte in fondo - ebbe a dire sempre Fusillo - si è sempre nutrita di altra arte e soprattutto di letteratura… Quanto a me amo confrontarmi con manoscritti antichi, con documenti originali, magari redatti in una grafia indecifrabile o siglati da bellissimi e artistici svolazzi, non alterati da mani postume. Qualsiasi segno può essere per me fonte di ispirazione e pretesto per la creazione di nuovi dipinti”.

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