Enrico Magni
Domenica 14 ottobre 2018 sarà proclamato santo Paolo VI. Il venerdì 5 ottobre 1959, mons. Giovanni Battista Montini, alle sedici fece tappa nella chiesa dei santi Materno e Lucia a Pescarenico per impartire la cresima a dei bambini di sette/otto anni. D’allora sono passati cinquantanove anni, per strane coincidenze la santificazione ricade nello stesso mese e in prossimità delle stesse date. Facevo parte dei cresimandi: la cosa mi sollecita qualche considerazione.
Come sosteneva Carl Jung ci sono dei fenomeni sinergici che coinvolgono l’individuo e la collettività.
Era la classica giornata autunnale con pioggia e qualche brivido di freddo, era un venerdì, di solito le cresime si celebravano di domenica, l’arrivo dell’arcivescovo Giovanni Battista Montini fu l’occasione, fuori programma, d’impartire la cresima.
E poiché la memoria è il prodotto di una reazione biochimica emozionale che s’imprime nel cervello (hipocampo), come sostiene il premio Nobel Eric Kandel, nella mia memoria ho impresso il volto di quest’uomo che, con occhi malinconici ma vivaci con dolcezza, pose l’indice e il medio sulla mia guancia e con il pollice impresse con dell’olio il segno della croce sulla fronte.
Quel volto lo ritrovai in particolare in quegli anni tormentosi ma innovativi che ruppero con il passato del novecento e aprirono un’epoca di cambiamenti e di curiosità profonde.
Come un flashback, in quei momenti cupi, il volto conosciuto nell’infanzia si proponeva alla memoria come un flash fotografico. Quel volto, per un processo sinergico dell’inconscio, si ripresentava e ogni volta diventava sempre più scarno, affaticato, lo sguardo si disperdeva, la voce flebile e dolce si trasformava in un suono afono, cupo, incurvato su di Sé.
Coglievo in lui una grande sofferenza, aveva perso quella leggerezza severa ma dolce, mi sollecitava dei sentimenti di tristezza, eppure più crescevo più il mio essere, si spostava sempre di più su una posizione laica. Giovani Battista Montini fu sostenitore del dialogo tra laici, non credenti e credenti.
E’ attraverso questo processo sinergico che ho scoperto il filosofo laico più vicino alla formazione del pensiero di Giovanni Montini. Jacque Maritain poneva al centro della sua riflessione l'umanesimo, il valore della democrazia in contrapposizione ai totalitarismi politici, tecnologici. La politica doveva essere finalizzata al bene comune nel rispetto del pluralismo: la libertà umanistica è la condizione indispensabile per evitare il vuoto metafisico, etico nemico dell'educazione e della democrazia.
Alla chiusura del Concilio Vaticano II, Paolo VI consegnò a proprio Jacque Maritain il messaggio agli uomini di scienza e del pensiero.
Giovanni Battista Montini è stato un’icona per il novecento italiano. Padre Antonio Marrazzo, postulatore della causa di beatificazione, riferendosi agli anni della Fuci, all'impegno in Segreteria di Stato durante la seconda guerra mondiale, lo definisce uno "sfegatato antifascista".
Montini fu un antifascista e anticomunista. Il cinque ottobre, millenovecentcinquantanove, parlando ai fedeli di Pescarenico disse: «La parrocchia dimostra vitalità, dovuta allo zelo del pastore e dei suoi collaboratori, tanto più provvida e meritoria quanto più difficile è il loro campo d'azione invaso dai seguaci delle avverse dottrine marxiste. Raccomandiamo la cura paziente, assidua, fiduciosa per il recupero dei figli lontani».
Non bisogna dimenticare che dal 1949 al 1959 la chiesa cattolica considerò apostati coloro che si dichiaravano comunisti.
Non si possono nemmeno archiviare le parole espresse nell’enciclica per la morte dell’on. Aldo Moro, rivolgendosi a Dio, disse: "Non ci hai ascoltato". Morì poco dopo.
Per un laico, Giovanni Battista Montini, da anni è nel libro della beatitudine. Non credo ai miracoli, non so cosa sia la santità ma ho guardato da vicino il volto e sentito sul mio volto la sua mano e questo mi basta.
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