di Cesare Perego L’attività mineraria nel territorio lecchese ha una lunga storia sia in Valsassina, in particolar modo a Cortabbio di Primaluna, ai Piani Resinelli, ma anche sul lago, ad Oliveto Lario con le miniere di gesso.
Oggi, la miniera di Cortabbio e dei Piani Resinelli, sono divenute da luogo di lavoro a luogo di turismo e cultura.
Non si deve dimenticare che la cultura mineraria nel lecchese è di antica data. Tra i personaggi di spicco, c’è Mario Cermenati, fondatore nel 1917 della rivista tecnica-scientifica “La Miniera Italiana”.
Le miniere dei Resinelli sono state sfruttate per secoli grazie alla presenza in esse di piombo e di altri minerali che si presentano sotto forma di solfuri e solfati determinando composti differenti tra cui troviamo la barite e la calamina. Il piombo è raramente presente in natura allo stato elementare. I giacimenti di Galena hanno in genere origine magmatica idrotermale, essendosi formati in seguito al consolidamento dei residui magmatici rimasti dopo la formazione delle rocce come graniti e pegmatiti; in tal caso, il minerale è associato a sfalerite , argentite, quarzo e fluorite. La galena però, è presente anche in ambiente sedimentario come è il caso dei Piani Resinelli. Si pensa che questi giacimenti siano derivati dalla concentrazione del minerale, originariamente disseminato nelle rocce.
I principali minerali che possiamo ammirare nelle miniere dei Resinelli sono quindi: galena, barite, blenda e calamina.
Il recupero alla fruibilità turistica di queste miniere, si è svolto su diversi fronti: da un lato la messa in sicurezza della cavità, dall’altro la creazione delle infrastrutture atte a rendere agibili e funzionali le stesse (sentieri, parcheggi, illuminazione, ausili di sicurezza, struttura di accoglienza, istruzione di accompagnatori guide). Il complesso minerario di sviluppa per centinaia di metri su diversi livelli. Le visite sono concepite in modo da poter fruire degli angoli più caratteristici ed originali del sito per arrivare ad un museo sotterraneo che dà la possibilità di rendere percepibile in modo realistico la vita e le attività dei minatori. La miniera denominata “Anna” è caratterizzata da una kinder area realizzata appositamente per i visitatori più piccoli che possono ammirare un gruppo di laborioso gnomi durante la loro attività estrattiva.
Diversi cunicoli, creano un labirinto affascinante che culmina nella zona del carrello e consente di uscire, dopo un percorso ad anello, nel luogo dove sorgevano un tempo le baracche dei minatori.
I visitatori sono accompagnati da guide che illustrano attività storica e mineralogia dell’ambiente.
Le guide, ricordano e illustrano sempre (per non dimenticare) che queste strutture sono state operative fino agli anni “ 50 del Novecento quando l’economia che stava cambiando, ha determinato la definitiva chiusura di tutti gli impianti di estrazione dei Piani Resinelli, perché ritenuti poco redditizi. Negli ultimi anni, si sono andate sviluppando l’archeologia mineraria e l’archeometallurgia, con l’obiettivo di avvalersi degli strumenti conoscitivi propri delle discipline storiche e naturalistiche. Queste discipline di indagine scientifica ed una rinnovata sensibilità verso il proprio patrimonio storico hanno fatto in modo che, a 70 anni di distanza, queste miniere si offrono al pubblico con un’opera di rivalutazione, anche in chiave antropologica e culturale, dell’attivit più antica e radicata nel lecchese.
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