2018-08-05

Lecco: dove sono i turisti?

Enrico Magni
Il borgo di Lecco lentamente si sta svuotando per le vacanze estive. Nel gironzolare la città si può costatare che i rifiuti depositati fuori dalle abitazioni stanno diminuendo. 
L'occhio ricade sull'angolo di via Antonio Ghislanzoni e via Arlenico, proprio sotto la vecchia insegna ad arco dei trasporti De Santis, dove per anni è stato stampato e pubblicato Il Giornale di Lecco. L'angolo per tutti gli anni sessanta, settanta e ottanta è stato un luogo che, oltre al transito di merci, vide personalità dello spettacolo, della musica e della pittura camminare sotto quell'insegna. 

Oggi, periodicamente, accanto al cestino dei rifiuti si accumulano rifiuti vari che persistono per qualche giorno, la stessa  medesima cosa succede nei pressi del vecchio e ormai dimenticato Piscen. 
La trattoria denominata Borgo, ex Piscen, da anni è chiusa: è un non luogo. L'Aler è da anni che la lascia vuota, fatica a trovare un gestore o non è interessata a una riqualificazione. Il luogo di ristoro era stato voluto dall'allora vecchio Comitato di Quartiere e dalla Circoscrizione Lecco-Pescarenico come punto qualificante per la riqualificazione e per favorire una continuità sociale e storica. 
Il vecchio Piscen con il suo campo di bocce e i suoi olmi erano un luogo d’incontro. Il locale a questo punto potrebbe essere dato in gestione a una cooperativa o un'associazione per l'inserimento formativo in collaborazione con la scuola alberghiera di Casargo.
Girovagando presso la zona di Piazza Sassi, sotto il sole agostano, è inevitabile avvicinarsi sotto l'ombra del vecchio olmo per riprendere fiato: qualcuno vuole toglierlo per favorire il transito delle auto abbattendo il muro di separazione con la ferrovia. E' come cancellare la memoria di molti lecchesi. 
Gli assertori di questa iniziativa, pur essendo gli attuali amministratori comunali, sono persone che provengono dalla Brianza meratese e oggionese. 
Cosa sanno dell'olmo? 
L'olmo con il suo sguardo silenzioso e pacifico è resistito alle guerre, alle miserie, ai fumi dell'acciaieria Caleotto e dell'Arlenico. L'olmo per anni è stato di compagnia allo sguardo assente degli studenti delle medie di via Sassi; è stato il tutore dei primi vaccini effettuati all'interno dell'ufficio igiene: quando c'era ancora la nebbia, le auto erano poche, quello non era un posteggio. L'olmo è stato il guardiano ispiratore di primi amori. L'olmo, a suo modo, come il fiume Caldone che percorreva via Dante, evoca l'immagine di una città operaia ma viva. 
L'olmo è un simbolo del borgo. 
La colpa non è di costoro che mettono la giacca di muratori moderni e pensano di farlo diventare una grande città. Lo svincolo di San Giovanni è l'esempio strepitoso di questa immagine deforme; anche lì c'erano degli aceri che non davano fastidio, eppure sono stati tolti dal muratore modernista che pensa di essere un illuminato: anche Napoleone pensava di esserlo. Ogni desiderio va rispettato. 
La responsabilità è dei cittadini che da anni lasciano la gestione di questo piccolo gioiello a personalità che lo considerano un luogo di conquista personale. 
Il borgo richiede una sistemazione seria e veloce di una serie d’infrastrutture che sono ferme da decenni. Non basta alzare la tassa dell'immondizia per poi trovarsi per strada quello che si trova; prendersela con un olmo e lasciare la Piccola nella situazione attuale o il tribunale...No. 
L'olmo è un simbolo di questo borgo. 
Perché non ripensare Lecco come un borgo medioevale con il suo ponte, la sua isola…   

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