Una originale proposta che unisce le esigenze della ricerca archeologica a quelle della didattica. Una sessantina tra studenti, tesisti, dottorandi e studenti in alternanza scuola lavoro collaborano alle indagini sui resti scheletrici.
È partita due settimane fa la campagna di scavo nella piccola chiesa rurale romanica di S. Agostino a Caravate, Varese, a cura del Centro di Ricerca in Osteoarcheologia e Paleopatologia dell’Università degli Studi dell’Insubria, con l’Associazione Peregalli, dietro il coordinamento della Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio e con il finanziamento della Fondazione Comunitaria del Varesotto.
Lo scavo dell’area cimiteriale esterna a fianco alla chiesetta medievale ha rivelato l’esistenza di un’area cimiteriale medievale con sepolture strutturate e ossari comuni.
Il sito archeologico si trova a pochi chilometri dalla Chiesetta di San Biagio a Cittiglio dove dal 2016 è stata ripresa un’analoga campagna di scavo dell’area cimiteriale. La nuova fase di indagine, che ha restituito un numero rilevante di resti scheletrici, è stata promossa dal Centro di Ricerca in Osteoarcheologia e Paleopatologia, diretto prima dal professor Giuseppe Armocida ed ora dalla dottoressa Ilaria Gorini.
Unendo gli obiettivi della ricerca archeologica a quelli della didattica, nel 2017 è stato organizzato nella chiesa di Cittiglio un Laboratorio di Antropologia fisicaper lo studio in situ dei reperti ossei: le indagini avvengono quindi nello stesso luogo dei ritrovamenti. Studenti, tesisti e dottorandi di diversi corsi di laurea – una quarantina in totale - analizzano immediatamente i reperti ossei all’interno della chiesetta, ricavando dati utili sia alla ricerca storico-archeologica, sia alla ricerca paleopatologica e antropologica. Questo originale modello è stato oggi esportato con successo anche a Caravate, come ha dichiarato il Rettore dell’Università degli Studi dell’Insubria, professor Alberto Coen Porisini: «la continuità tra scavo e studio sperimentato nel Laboratorio di Antropologia Fisica a Cittiglio è un modello che sta suscitandointeresse. Abbiamo studenti, tesisti e dottorandi di varie aree disciplinari: dalla medicina alle scienze motorie, dalle biotecnologie alla biologia, alle scienze della comunicazione, ma anche da parte di altri atenei, ad esempio l’Università di Ferrara ha mandato due tirocinanti di Archeologia e la Bicocca un tesista in Medicina»
Il laboratorio di Antropologia Fisica accoglie gli studenti del nuovo corso di Archeologiadel Professor Andrea Spiriti, con quelli del corso di Archeobiologiadella dottoressa Gorini e di Antropologia Fisica della dottoressa Licata.
In particolare, il sito di Cittiglio - oltre al Laboratorio per gli studenti dell’Università dell’Insubria - ospita il progetto di alternanza scuola-lavoro del Liceo Sereni di Luino: venti studenti, accompagnati dai docenti, hanno potuto effettuare indagini sui reperti archeologici, lavaggio, restauro e studio identificativo.
«A Caravate, così come a Cittiglio, archeologia e antropologia sono integrate - spiega Marta Licata(tecnico del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, diretto dal professor Giovanni Bernardini) che collabora con la dottoressa Ilaria Gorini, docente di Storia della Medicina- il modello del Laboratorio di Antropologia Fisica sta funzionando: lo studio delle ossa in loco sta dando risultati interessanti su entrambi i siti». L’area di Caravate era stata già oggetto di indagine parziale nel 2002: «con il nuovo scavo stiamo esaminando l’area attigua che era stata ricoperta da un terrapieno artificiale. Dallo studio dei reperti ossei sono emersi indizi interessanti: alcuni scheletri - dell’VIII° IX° secolo dopo Cristo - presentano traumi a livello cranico, due donne, due uomini e un ragazzino hanno ferite alla testa, piccoli traumi non mortali– racconta Licata -. Poiché non esistono fonti scritte, forse il dato osteo-archeologico potrebbe aiutare a capire che cosa sia successo mille e duecento anni fa. Per quanto riguarda il profilo antropologico, dallo scavo di Caravate è emerso che la popolazione non superava i 50 anni di età, la statura negli uomini arrivava a un metro e sessanta, per le donne si fermava al massimo a un metro e cinquanta. Avevano un cranio tondeggiante (brachicranio) e seguivano una dieta proteica: mangiavano molto pesce di lago?».
L’indagine dell’area cimiteriale esterna all’abside medievale della chiesa di S. Biagio a Cittiglio ha restituito, in pochi anni di scavi, numerosissimi reperti scheletricidi varie epoche storiche: si parla di circa duecento individui, tra questi numerosi bambini da zero a tre anni, alcuni dei quali inumati avvolti dentro un sudario e messi tra due coppi, due tegole comuni. La chiesetta, fondata intorno alla seconda metà dell’VIII secolo, è stata luogo di sepolture fino all’età moderna, sia al suo interno sia all’esterno. I professori dell’Università dell’Insubria avevano iniziato a collaborare con gli archeologi già quando furono ritrovati gli scheletri di due soggetti (due giovani adulti, un uomo e una donna) che recavano segni di gravi ferite violente. Da allora l’area cimiteriale è oggetto di studi che continuano anche grazie alla parrocchia di Cittiglio e ai volontari del Gruppo Amici di San Biagio, presieduto da Antonio Cellina.
Le campagne di scavo promosse dall’Università in questi ultimi quattro anni sono state finanziate su bandi della Fondazione Comunitaria del Varesottoe della Regione Lombardia.
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