2018-06-14

Hospice: grazie al Mantello la musicoterapia entra in reparto


“La musica comincia dove finisce il potere delle parole” disse il grande compositore tedesco Richard Wagner (Lipsia 1813 - Venezia 1883), mettendo così in evidenza il valore e il ruolo delle sette note che possono superare il confine del silenzio, della preoccupazione taciuta, del senso di smarrimento che a volte rimane inespresso e generare serenità, partecipazione e sollievo.
E questo anche in una struttura dedicata ad assistere i malati nel fine vita. Grazie al contributo dell'associazione Il Mantello, l’attività di musicoterapia è stata recentemente introdotta nell'Hospice dell’ospedale “Felice Villa” di Mariano Comense, dove viene svolta da Daniele Molteni, un professionista del settore.
Nello specifico ambito delle cure palliative i bisogni che la musicoterapia riesce a intercettare riguardano diverse aree, riconducibili alla sofferenza e alla conseguente compromissione della qualità di vita. 
    "La musicoterapia - sottolinea Enrica Colombo, presidente della onlus - è un intervento che rientra nelle caratteristiche del modello bio-psicosociale in quanto si approccia alla persona nella sua globalità e ben si integra con gli obiettivi specifici dell’Hospice, struttura che si occupa dell’accompagnamento nel fine vita e delle cure palliative. E’ efficace perchè agisce su aspetti sociali, contrastando isolamento e solitudine. Inoltre, ha un impatto sulla sfera emotivo-affettiva: allevia depressione, ansia, rabbia, paura, frustrazione. Aiuta anche a prevenire complicanze di deficit neurologici, disorientamento e confusione, e a diminuire la percezione del dolore. E' utile anche per coltivare la dimensione spirituale".
La letteratura scientifica concorda sul fatto che gli interventi con la musica, anche in sinergia con la psiconcologia, abbiano un impatto positivo su dolore, ansia, stress, disturbi dell’umore e qualità di vita e possono essere una valida risorsa per un supporto emotivo anche dei familiari oltre che del paziente. “È ormai corposa la letteratura che dimostra che la musicoterapia nei pazienti in fase evolutiva di gravi malattie - specifica Carla Longhi, primario dell'U.O. Cure Palliative-Hospice dell'Asst Lariana - agisce con effetti positivi sullo stress, sul dolore, sulla qualità della vita: in questo senso è stata definita 'un farmaco non chimico'. In realtà è molto di più. È una forma di linguaggio e di comunicazione profonda, alternativa alle parole che in questi momenti della vita dei malati e dei loro famigliari sono spesso pesanti come pietre ma non per questo meno comprensibile ed efficace.  È un potente veicolo di emozioni, di richieste e di consegne che mette in gioco anche noi professionisti facendo vibrare corde profonde”.

L’intervento
In un’ottica di lavoro multidisciplinare e collaborazione con l’intera équipe curante, la musicoterapia è rivolta a quelle persone che manifestano difficoltà a esprimere e comunicare il proprio vissuto, disagio emotivo, chiusura e isolamento, sintomi fisici stressanti, senso di solitudine e abbandono, interesse o piacere per la musica e disposizione alla relazione e interazione. L’invio solitamente è a cura di un referente clinico o anche di operatori o volontari che riscontrino requisiti idonei e una volontà di adesione alla musicoterapia. 
Le sedute sono prevalentemente individuali, al letto del paziente e previa valutazione ed espressa volontà. Il musicoterapista propone l’ascolto musicale, l’improvvisazione e la composizione e coinvolge eventualmente anche i familiari in un contesto relazionale non performativo e non giudicante. Viene mantenuta aperta la possibilità di sedute in piccolo gruppo per pazienti o per familiari. 
La durata è flessibile (10-30 minuti) in base alle esigenze della persona e dei familiari e allo stato clinico ed emotivo. Il percorso solitamente si avvia con un incontro iniziale di presentazione e conoscenza in cui poter raccogliere informazioni sulle preferenze musicali, sulla disponibilità alla relazione sonoro-musicale, le eventuali competenze musicali o esperienze pregresse, e provare magari già una prima esplorazione di qualche strumento. 

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